– di Giacomo Daneluzzo –
Pop X è sempre stato all’insegna della sperimentazione, che è dagli albori il cuore pulsante del progetto, con momenti più e meno fortunati. Diplomato al Conservatorio di Milano, Davide Panizza (ovvero la mente di Pop X) non ha mai posto freni alla propria creatività, arrivando al terzo capitolo sotto Bomba Dischi con Notihng Hill, un album in cui la sperimentazione arriva al delirante, ancor più che nei suoi precedenti dischi, in modo relativamente lucido.
Se in passato Pop X è stato trovato interessante per il suo singolare approccio ai testi, basato su un oscillare tra decostruzione del linguaggio e nonsense, in quest’album, i cui testi sono per lo più in un inglese “fasullo” (con degli accenni di spagnolo altrettanto contraffatto nella parodia reggaeton Maniaco sexual), le parole smettono di essere un elemento centrale e lasciano spazio alla musica, o meglio, agli esperimenti da laboratorio che Panizza decide di fare con le sue nuove drum machine.
Lasciandosi alle spalle l’indie-pop allucinato del passato (con una parentesi dedicata alla musica sacra, in particolare per organo), Notihng Hill approda a uno strano reggae sperimentale, che si fonde con le sonorità di una danza ghanese chiamata azonto – per intenderci, qualcosa che si può ritrovare nel genere chiamato afrobeat. I ritmi sono diventati più irregolari, la sperimentazione di sonorità “imprevedibili” è spinta all’estremo (almeno finché Panizza non deciderà di smentire quest’affermazione con un nuovo album ancora più delirante), su melodie che suonano a un tempo allucinate e assurde da un lato, dall’altro familiari e riconoscibili, mutuate dal pop ma soprattutto dal reggae (su tutte No, Womano Cry, che probabilmente dovrebbe essere una cover del celebre pezzo di Bob Marley ma che risulta un bizzarro ibrido di impulsi musicali e linguistici). Insomma, in otto tracce Pop X crea sperimentazioni musicali senz’altro eterogenee, ma interessanti solo a tratti; per lo più sembrano casuali, senza nessuno scopo, cantate da una voce ancora più contraffatta e distorta di quella che siamo abituati a sentire nei suoi album precedenti, necessaria all’esperimento (come puoi riallacciarti al reggae della protesta di Marley senza il cantato?) ma forse eccessiva, al punto da risultare anche fastidiosa.
Se la cacofonia può essere un buon espediente per realizzare situazioni musicalmente originali, in questo caso appare non voluta, o meglio: è come se a Panizza non interessi granché di quello che sentirà il pubblico. Il che è un modo di porsi sicuramente legittimo, nonché una strada che il collettivo aveva dichiarato di aver intrapreso già all’uscita del precedente album Musica per noi (a partire dal titolo), ma ora perseguita ancor più radicalmente.
Notihng Hill è un album che richiede diversi ascolti per essere apprezzato almeno in parte, ma che fa sorgere una domanda abbastanza immediata: fino a che punto la sperimentazione musicale è tale, senza diventare un flusso di idee prive di significato? Ma anche: se i membri di Pop X intendono fare musica per loro stessi, perché noi altri dovremmo ascoltarli?