“Benny Hill” è il nuovo singolo di Ponee, in uscita il 20novembre per UMARecords, distribuzione SonyMusicItaly. Dopo la pubblicazione dei precedenti “Excalibur” e “Fontana”, “Benny Hill” rinnova le loro atmosfere graffiti pop con sonorità più vicine al rap e alla trap, su cui scorrono rime taglienti mai prive di sarcasmo e capacità evocativa.
In “Benny Hill”, Ponee prende spunto dalla lettura di alcune vicende della vita del comico, per raccontarsi e raccontare la sottile differenza tra personaggio e persona, tra artista e umano. In un momento storico in cui “gli artisti che ci fanno tanto divertire” soffrono e non trovano spazio per esprimersi, Ponee ci ricorda, ancora con la chiave dell’ironia, che anche chi ci fa ridere ha bisogno di ridere; che chi ci intrattiene vuole essere intrattenuto; e che un conto è la maschera – o mascherina diremmo ora – e un conto è chi vi si trova dietro, con tutta la propria esistenza.
Di recente è uscito il suo primo disco dal titolo “Jo, Kid, Ipa, Role”. Ecco cosa ci ha raccontato!
Chi sono Jo, Kid, Ipa e Role?
In effetti sembra il nome di qualche personaggio di fantasia. In realtà sono semplicemente delle sillabe che, l’una a fianco all’altra, si pronunciano “giochi di parole”. Volevo un titolo che rappresentasse proprio la mia voglia di giocare col linguaggio e con la costruzione dei testi in generale, perciò mi è venuto in mente questo titolo leggermente criptico.
Ponee è un progetto urban? Esiste effettivamente una scena urban?
Di base non so assolutamente definirmi, forse dire “urban” è la strada che viene più facile ma non so se sia corretta o se possa essere parte di una “scena. Anche perché quando penso a una scena mi viene in mente un gruppo di persone legate da degli elementi comuni ma, soprattutto, che nella socialità contribuiscono a sviluppare e portare avanti quel loro mondo. Ecco, in un periodo in cui la socialità è limitata e la maggior parte delle cose è confinata al virtuale o al digital, io faccio fatica a “vivere” la scena a fondo. Con questo non voglio dire che una scena urban non esista o essere catastrofico; si tratta più di una riflessione sul concetto di “scena” ecco.
Come te la passi a Milano? Qualche luogo che ci devi assolutamente segnalare?
Ho sempre abitato a Milano fin dalla nascita ma ho cambiato davvero tante zone. Sono sempre stato un fan delle feste, dei ritrovi in piazza, dei club; vederla così silenziosa mi fa parecchio male. Ogni tanto mi capita di sognare momenti di pura follia, vissuti e organizzati in epoca pre-covid, dai botellón più marci alle feste della settimana del design. A volte mi spavento all’idea di abituarmi alle dinamiche di questo periodo. Ad ogni modo, coprifuochi permettendo, di cose da fare ce n’è, ovviamente ridimensionate. Ho troppi “posti del cuore” però per segnalartene solo uno, mi sentirei di fare un torto agli altri.
Chi è Antonio Schiano e chi è Ponee, e chi ha la meglio quando litigate?
Diciamo che Antonio è la pura e semplice quotidianità, Ponee è l’elaborazione di quello che succede, la sua interpretazione più fantasiosa. Cercano entrambi di farsi valere in base a situazione o necessità, perciò direi che nessuno avrebbe la meglio in modo assoluto…dipende molto da come mi sento. La cosa più difficile da gestire è lo switch tra una parte e l’altra, tra il momento in cui viaggio via coi miei pensieri e i momenti in cui voglio essere più pragmatico.
Da dov’è nata l’ispirazione per il singolo “Benny Hill”?
Il Benny Hill Show è un programma che vedevo in televisione da giovanissimo. Poi in tempi recenti, mentre stavo costruendo un ritornello che aveva solo una melodia, mi sono venute in mente le parole “Benny Hill”, cioè ci stavano bene. La canzone è nata da lì; sono andato a leggere la sua biografia e mi ha colpito molto perché, tra l’altro, mi ha stimolato una riflessione su un tema che mi ha sempre appassionato: la differenza tra maschera e persona. Ho colto l’occasione per fare un pezzo leggero ma, allo stesso tempo, in cui mi ritrovo davvero tanto; forse uno di quelli in cui cerco di espormi di più.
Come stai passando questo periodo stranissimo?
Cerco di rimanere consapevole dello spazio e del tempo in cui mi trovo senza estraniarmi troppo. Passo molto tempo tra casa e studio quando posso, visto che il mio lavoro pre-covid è ahimè impraticabile; lavoravo appunto negli eventi. Da pochissimo è anche uscito l’EP quindi ho investito le energie in quello e in tutta una serie di contenuti extra che sto facendo insieme al team di persone che c’è dietro; mi tengo impegnato con le passioni più che altro.