– di Giacomo Daneluzzo –
Pippo Sowlo, forse senza neanche volerlo, è diventato un personaggio abbastanza scomodo. Tra prese di posizione estreme, dagli insulti agli elogi spassionati, il duo di Torre Gaia (Roma) negli scorsi mesi ha fatto parlare di sé per via dei suoi testi, caratterizzati da una pesante ironia, per lo più rivolta ad argomenti delicati. Forse però non tutti coloro che si sono espressi in merito hanno davvero capito questo progetto, che trova la sua prima vera concretizzazione in OK Computer però trap, EP (o mixtape, visto che sulle pagine social sono stati usati entrambi i nomi) uscito lo scorso giugno per Bomba Dischi. Il titolo è la prima delle molte citazioni contenute nel disco: si tratta di un esplicito richiamo al celebre album dei Radiohead OK Computer, perla art rock del ‘97 (per gli intenditori, l’album che contiene Paranoid Android e Karma Police).
Partirei dal presupposto che ciò che fa Pippo Sowlo è qualcosa di estremamente singolare nel panorama italiano e questa è la ragione tanto dell’amore quanto dell’odio nei suoi confronti. È stato subito classificato come “lol rap”, un genere comico, fatto per ridere; ma a un ascolto più attento si possono leggere degli intenti satirici nella sua musica, se non addirittura sociali, conscious. Questo perché, in un periodo in cui tutto è concesso, in cui sembra che tutti possano dire tutto, il duo romano vuole mostrare che comunque esistono argomenti scottanti, che se presi “dal lato sbagliato”, ovvero con un’ironia aggressiva, portata all’esasperazione, possono ancora dare fastidio a tante persone.
Pippo Sowlo nei suoi testi fa uso di un black humor rivolto a tematiche scomode (pedofilia, body shaming, discriminazioni, violenza domestica, revenge porn…) con un’ironia pungente, mirata agli aspetti più torbidi della società. E se può venir facile pensare che l’ironia sia usata per banalizzare queste tematiche, per parlarne senza che nessuno possa lamentarsi, la realtà è ben diversa: in quest’EP, ancora più che nei pezzi usciti precedentemente, la critica impietosa alle figure e alle situazioni descritte è palese. In Sirvia la voce narrante è quella di uno stalker, un uomo violento che perseguita la sua ex fidanzata, ma è chiaro che l’intento non è in alcun modo giustificarlo: il tale viene devastato dalla sua stessa narrazione delle vicende torbide di cui è protagonista, narrazione che fa emergere quanto sia nel torto in ogni suo gesto con un’ironia forse non immediata per tutti ma senza dubbio efficace.
Pippo Sowlo nel suo sfottò generico se la prende più o meno con tutti, dai rapper che parlano di continuo degli amici morti in strada (Sciarponi) alla scena “itpop”, celebrata-parodizzata in Ridatemi l’ITPOP, traccia che mostra però una grande consapevolezza dei meccanismi discografici e mediatici della – ormai non troppo – nuova scena italiana, dai gruppi Facebook e Telegram, al feticismo per gli artisti, alle “macchinate” organizzate su internet per andare ai concerti, alle prove-demo per le etichette…
Appare evidente, nella scrittura, il debito con figure come Pop X e Mortecattiva, da cui Pippo Sowlo mutua una totale assenza di inibizioni nel parlare di qualsiasi cosa e nel fare pesanti uscite autoironiche, ma anche la propensione a spaesare il più possibile l’ascoltatore. Accanto a questo, la decostruzione dei canoni (cliché?) del rap, iniziata prima dell’EP con Always Do the Spia, prosegue qui con Re: Inoki, traccia in cui il concetto di dissing è portato all’implosione in modo a dir poco brillante.
Dal punto di vista musicale, vanno fatti i complimenti al beatmaker Oh Shit DeAndré, Is That You?, che con una grande propensione alla sperimentazione ha prodotto l’intero EP, trovando per ogni brano delle sonorità perfettamente azzeccate: Ridatemi l’ITPOP è costellata di synth tipici del genere che sembrano rifarsi in particolare a uno dei precursori della scena attuale, I Cani (vi sono nell’EP diverse citazioni all’artista romano, come la traccia di apertura Themes from the Torre Gaia, di cui titolo e sonorità riprendono Themes from the Cameretta da Il sorprendente album d’esordio de I Cani), mentre Sirvia ricalca lo stile delle basi delle Polaroid di Carl Brave x Franco126 (che per la seconda volta, dopo Teke Taki dei Pop X, vengono parodizzati da dei compagni di etichetta), oltre che per il testo che ribalta le malinconiche storie d’amore del duo trasteverino.
Quello di Pippo Sowlo è un esordio intelligente, allo stesso tempo maturo, divertente e provocatorio, con molti elementi apprezzabili anche sul piano musicale.