Una band con un nome così, ha già un biglietto di presentazione. Pinguino Imperatore! Pensi già che cosa aspettarti: oggi va di moda non prendersi sul serio, fare i buffoni, strillare al microfono assurdità, confuse o ragionate che siano. Sono tanti i gruppi così e Domeniche alla Periferia dell’Impero potrebbe essere questo: l’ennesimo prodotto trito e ritrito. Ma non lo è. Non lo è affatto.
La Meccanotecnica apre le danze. Danze? Questo brano mette subito le cose in chiaro, e per farlo prende e sbatte al muro con una scarica elettrica. Si è presi di sorpresa! Sembra di essere tornati ai primi Faith No More che intanto in studio hanno fatto entrare anche i Primus e già che c’erano anche Frank Zappa. I Pinguino Imperatore picchiano sugli strumenti, ma con una precisione incredibile: tempi dispari, tapping di basso, variazioni di tema continue e schizofreniche. Poi c’è La Barba, la vera punta di diamante dell’album, che ha una struttura piuttosto martellante, ma inequivocabilmente divertente e coinvolgente. Narciso Arasce Ottaviucci, il cantante, è di un teatralità irresistibile, mai troppo caricata da risultare fastidiosa ma capace invece di mantenere, in più di un’occasione, un registro semi serio: canzoni come Come la Notte e Ulrike hanno un’atmosfera completamente diversa dal mood generale del disco. Giacomo Piermatti è Matteo Eleuteri tengono in piedi questa follia con sicurezza della forma ed estrema precisione.
Insomma cinque ragazzi Assisi che definiscono la loro musica “Avanguardia Indie”, definizione sicuramente molto divertente e bizzarra, resuscitano un sound che dalla fine degli anni novanta si sentiva difficilmente in giro. Una bizzarria molto sostanziosa, che farà scatenare i più ma sorprenderà anche i più sofisticati.
Davide Cuccurugnani