– di Giacomo Daneluzzo –
Venerdì 23 febbraio è uscito Prisma, il disco d’esordio della giovane cantautrice e musicista Perla Parisi, in arte semplicemente Perla, pubblicato in modo completamente indipendente. L’album si compone di dieci brani e due interludi, per una durata totale di poco più di tre quarti d’ora, e si può collocare nel genere del pop cantautorale.
Da un punto di vista prettamente musicale Prisma è un disco di un pop elegante, in cui il pianoforte è di gran lunga lo strumento preponderante, e lo è praticamente in ognuna delle tracce. Non mancano, infatti, canzoni interamente piano e voce, come Ogni cosa che amo e Cornice vuota, e altre in cui si aggiungono soltanto degli archi, come Questo colore ti dona, Qualcosa di astratto, Il sogno di un bambino e la chiusura Piccola donna. Invece arrangiamenti più corposi, in cui si aggiungono la sezione ritmica (basso e percussioni) e le chitarre, si trovano in Aura, singolo di lancio e opening dell’album, Persone giuste al momento sbagliato e Vortice, di cui è presente su YouTube anche una versione live in studio.
Il vero tocco di classe, però, è rappresentato dalla presenza dell’arpa, strumento che Perla studia presso il Conservatorio di Milano: il suo suono magico diventa protagonista nei due interludi, intitolati rispettivamente Sospesa e Cambiamo mood, quest’ultimo in riferimento al brano che segue, Metto in pausa, che si discosta un po’ dal resto del disco e aggiunge un tocco di soul a Prisma; i due interludi, tra l’altro, dividono l’album in modo simmetrico, in tre sezioni: troviamo in ordine le prime tre tracce, l’interludio, la sezione centrale di quattro tracce, l’altro interludio e infine le ultime tre tracce, dando prova di una grande cura e attenzione ai dettagli nella realizzazione del disco.
Concentrando l’attenzione sui testi, invece, si può notare come Prisma, coerentemente col titolo, racconti diverse “facce” dell’autrice, diversi aspetti della sua personalità e del suo modo di stare nel mondo; e, proprio come il prisma di Newton, che nel celebre esperimento scompone un fascio di luce bianca nei colori fondamentali, Prisma si divide in dieci canzoni in cui Perla racconta se stessa e il mondo in cui vive, le emozioni che prova e i momenti più intensi del proprio vissuto. Ciò che colpisce di questi testi è “l’anima”, cioè la grande sincerità e spontaneità che si può percepire nella scrittura, capace davvero di descrivere lo sfaccettato mondo interiore di una ragazza di vent’anni, tra riferimenti alla propria storia personale e immagini poetiche.
I testi di Prisma sono molto diretti, arrivano di getto e riescono nell’intento di far entrare l’ascoltatore nella vita di Perla, spaziando dalle storie d’amore finite ai ricordi d’infanzia, passando per i momenti più difficili, di fragilità interiore, che chiunque si trova ad affrontare e che – soprattutto in giovane età, ma non solo – rappresentano anche punti di svolta e occasioni di crescita personale, e che quindi non vanno rigettati ma accolti e ascoltati.
L’album, in conclusione, è una raccolta di frammenti della vita di una giovane artista, che ci regala alcuni stralci della propria storia in un album e che riesce a farlo con talento e sincerità, senza che il risultato suoni né troppo ingenuo né troppo artefatto, ma al contrario spontaneo nella scrittura e consapevole da un punto di vista sonoro: per questo motivo Prisma è un disco da ascoltare, e Perla è sicuramente tra i nomi da tenere d’occhio con più attenzione nella scena emergente di Milano.