– di Blowy –
DEMONI
A chi non è capitato di ritrovarsi a scrollare la New Music Friday con l’entusiasmo di un bradipo reduce dal pranzo di Natale? Questa settimana però, potreste inciampare sul profilo di un artista dal nome alquanto catchy, che difficilmente non attirerà la vostra attenzione.
Ruben Coco non è il brand di uno stilista parigino, ma un ragazzo abruzzese sulla quarantina, occhiali da vista appannati e l’espressione in viso tipica di chi l’adolescenza non ha mai smesso di godersela.
Eppure, a sentirlo cantare si direbbe tutto il contrario.
“Perché Non Ci Riesco” è il brano pilota del suo disco d’esordio, in cui Ruben dimostra il grande coraggio di fare i conti con un passato segnato in modo indelebile dall’assenza di un padre, o come lui stesso dichiara “dalla perdita di qualcosa mai avuto, un’eredità di parole attese”.
Una canzone autobiografica che racconta l’infanzia di un bambino passata a rincorrere l’abbraccio di un padre che invece, scappava dalla sua famiglia. Promesse mai mantenute, giorni finiti ad aspettare il suo ritorno, notti insonni sognando le parole di un uomo che si decidesse a cambiare, prima o poi.
Ma più passano gli anni e più quel bambino smette di sperare, “imparando a camminare, consumando scarpe su strade sbagliate”.
E i demoni, si sa, tornano a bussare alla porta come sicari senza scrupolo, ma la musica (anche in questo caso) è stata la spinta che ha deciso Ruben Coco ad aprirsi e condividere il suo viaggio interiore con il mondo esterno, con un brano che riesce a strapparti una lacrima senza troppa fatica.
TORNA LA VOCE
Un arrangiamento minimal a cura dei produttori Luigi Tarquini (Etrusko) e Federico Fontana (Phonez) in cui tutto è al posto giusto, nel momento giusto. Suoni che stuzzicano i sensi in un’atmosfera calda che sembra abbracciare l’ascoltatore per tutta la durata del brano (e fidatevi, dopo averlo ascoltato un abbraccio vorrete proprio riceverlo).
Ma con grande sorpresa il protagonista indiscusso di questo arrangiamento è l’uso della voce, per troppo tempo messo in secondo piano dalle produzioni attuali come se non fosse uno strumento all’altezza di tutti gli altri. La capacità comunicativa che Ruben ha sviluppato nei suoi 15 anni di carriera come interprete si mescola perfettamente con gli effetti e i giochi di armonizzazioni che in alcuni momenti si fanno elegantemente carico dell’intera musicalità (nel ritornello, per dirne uno).
Beh Ruben, che dire. Per me ci sei riuscito eccome.