– di Angelo Andrea Vegliante –
Sono giovani, propositivi e con tanta voglia di fare musica. L’attacco di questo pezzo è banale, ma non le loro sonorità. Stiamo parlando dei Conse, un duo artistico formato da Giacomo Clementi Chiavari (voce e drum machine) e Jacopo Dominici (sinth e tastiere). Nel complesso, questo progetto è abbastanza ‘vergine’: nato lo scorso marzo “in una cameretta di Todi”, come si legge nel comunicato stampa de Il Piccio Music, i Conse propongono un’arte tra l’indie e il pop cantautorale.
In breve tempo, i loro primi esperimenti hanno portato al primo EP autoprodotto, “Si farà giorno” (26 agosto 2019), composto da 5 singoli di pregevole fattura. Abbiamo così contattato i due giovanissimi per farci raccontare qualcosa di più su di loro.
Parto da uno stereotipo diffuso, cioè che ai giovani “non je va de fa’ niente”, come si dice a Roma. Un’idiozia, appunto, visto che sono in molti a percorrere diverse strade, anche quella artistica. Ecco, come vi siete approcciati a questo mondo?
Sicuramente, in una realtà che tende a stereotipare i giovani come coloro i quali “non je va de fa’ niente”, intraprendere un percorso artistico, qualunque esso sia, non è facile. A volte capita di confrontarsi con chi è dell’opinione che la musica, in questo caso, sia un escamotage per non impegnarsi in ambiti altrettanto e convenzionalmente considerati “più seri”. Tuttavia, in altri casi, il fatto di essere giovani non influisce negativamente per chi è più aperto verso le novità ed è pronto a giudicare un opera d’arte o una canzone, considerando non solo l’età di chi la crea. Il nostro approccio, quindi, è quello di dar poco conto al pensiero di chi non considera che, per un giovane, l’arte possa essere allo stesso modo di altri un valido impegno nella vita di tutti giorni.
Cosa significa per dei giovanissimi approcciare le proprie idee al mondo della musica?
Approcciare le nostre idee al mondo della musica è sicuramente, in primo luogo, il modo che ci riesce più facile per esprimere sentimenti, sensazioni e pensieri scaturiti da ciò che ci circonda.
Possiamo definirla, quindi, una valvola di sfogo, ma anche un mezzo per arrivare immediatamente nel profondo di chi ci ascolta e si rispecchia in ciò che scriviamo e suoniamo.
A quanto ho capito, i Conse sono nati recentemente e, sempre da poco, hanno pubblicato il primo EP, “Si farà giorno”. Come mai questa ‘velocità’ di esecuzione?
In realtà, pur essendo in attività ufficialmente dal marzo 2019, “Conse” nasce circa un anno prima nelle nostre menti. Infatti, quando abbiamo deciso di uscire allo scoperto pubblicando quasi un brano al mese, è stato in realtà molto facile per noi procedere così “velocemente”, dato che avevamo delle idee ben chiare già da tempo, seppur sparse in fogli da riunire.
Ormai sono passati diversi mesi dalla pubblicazione dell’EP. Sono arrivati i primi risultati sperati?
Sì, e sinceramente i risultati dell’EP sono stati anche sorprendenti. Ad oggi, infatti, dopo soli tre mesi esatti dalla sua uscita, siamo a più di 25mila ascolti, considerando tutte le piattaforme digitali.
Più nel dettaglio, cosa avete messo dentro questo lavoro? C’è un fil rouge oppure ogni singolo ha una storia a sé?
Possiamo dire che ogni singolo ha una storia a sé, non essendo un concept album. Tuttavia abbiamo pensato di seguire un fil rouge soprattutto nelle sonorità e negli strumenti utilizzati, che creano in linea di massima un ambiente che riconduce ogni brano al sound definito dell’EP.
In un lavoro di coppia, secondo voi, come si fa a mantenere un equilibrio tra due teste pensanti?
Nel nostro caso, questo è un problema che non si pone per fortuna, considerando il fatto che siamo legati da una forte amicizia fin dall’infanzia. Quando ci ritroviamo insieme per comporre o prendere decisioni riguardanti il progetto, infatti, risulta molto semplice trovare un punto d’incontro pur essendo due teste distinte e pensanti.
Voi siete una delle tante proposte attuali che, come prima produzione artistica, hanno scelto (giustamente) di interfacciarsi con le piattaforme in streaming. A vostro avviso, nel passato, avreste avuto la stessa risonanza? Ritenete questi nuovi strumenti comunicativi importanti per chi decide di intraprendere la strada della musica oppure rischiano di saturare il mercato?
Non ce la sentiamo di sbilanciarci riguardo ad un confronto con i metodi di distribuzione musicale nel passato, visto che non abbiamo vissuto consciamente un periodo nel quale le piattaforme di streaming, a partire da Youtube, non esistevano. Quel che è certo è che, in una realtà molto accessibile a chiunque lo voglia, entrare a far parte del mercato musicale ci espone ad un lato negativo ed a uno positivo: nel primo caso, ci troviamo immersi in un mare di altre proposte musicali che cresce esponenzialmente ogni giorno, rendendo sempre più difficile una visibilità immediata di ciò che proponiamo; dall’altro verso, però, siamo convinti che in un mercato “saturo”, come definito precedentemente, prima o poi una proposta di qualità possa emergere al di sopra di altre.
Il vostro genere è un indie e un pop cantautorale, influenzato da hip-hop e it-pop. Come si fa a trovare una propria impronta artistica in questa combinazione?
Riteniamo che la nostra identità si definisca proprio tramite l’unione e talvolta lo spaziare tra i vari generi sopra citati, conferendoci un’impronta artistica che stiamo cercando di rendere sempre più nostra e riconoscibile.
In linea di massima, quali sono i sentimenti e le emozioni che volete trasmettere attraverso la vostra arte?
In generale, attraverso la nostra arte, le emozioni e i sentimenti che tentiamo di comunicare all’ascoltatore sono per lo più quelle leggere e positive: dall’amicizia, all’amore e soprattutto alla spensieratezza, senza tralasciare però quel filo di sana malinconia che spesso rende la vita più affascinante e complessa.
State già lavorando a qualcosa per il futuro?
Si, oltre al nuovo singolo “In mano un aeroplano” in uscita il 29 novembre in tutte le piattaforme di streaming, stiamo già lavorando al nostro primo disco con il quale cercheremo di sorprendervi nuovamente.