Quando il pop incontra l’alta eleganza culturale della musica classica, del canto lirico nello specifico e dei contenuti che “danzano a corte” tra mitologia e testi antichi. Un disco pieno di vita ma soprattutto di cultura.
Cantante lirica, scrittrice, attrice ma soprattutto oggi nei panni di cantautrice.
Con “Alkemélia” l’artista toscana Paola Massoni celebra un suo personalissimo esordio sulle scene come autrice e non solo come interprete, cantando un lungo viaggio che ha come focus la mitologia di Mélia, personaggio surrealistico inventato da lei ma che ha continui rimandi alla quotidianità di ognuno di noi. Tra vita vissuta e l’idealità delle morali e dei costumi, questo suono si dipana in un pop attuale, a volte anche trasgressivo ma senza abbandonare il fascino del canto lirico e la bellezza delle magistrali volute di elegante composizione. Un disco che si presenta anche in una ricchissima edizione limitata con un prezioso lavoro di artigianato grafico, firma e fattura ormai consueta dalla RadiciMusic, label toscana sempre attenta alle voci e ai contenuti.
È sempre impossibile trattare la musica italiana 360 gradi, accogliendo tutte le sue derive. Spunta sempre fuori un disco e un lavoro che sfrutta soluzioni nuove o quantomeno poco consuete. “Alkèmelia” è un caso di questi. Lirica, classica, pop, elettronica e tradizione. Come nasce questo disco Paola?
Questo disco nasce per raccogliere il frutto di un lungo lavoro iniziato nel 2012, un ciclo teatrale con testo poetico e 45 brani musicali (tra classici e inediti) arrangiati per l’ensemble Le Muse, di cui 19 brani originali composti da me. Ecco Alkemèlia racchiude proprio questi brani ed esce dopo la pubblicazione del libro in cui è possibile leggere il testo e vedere i trailer video dei vari spettacoli della Trilogia I Misteriosi Mondi di Mèlia.
Ci sono angoli in cui i brani mi arrivano colorati di medioevo, inevitabilmente direi come nello sviluppo di “Visio”. E nei tuoi arrangiamenti mi arriva forte il richiamo all’Inghilterra di Nottingham. Sbaglio forse? E se no, perché questo legame?
Ci sono dei richiami probabilmente ad un pensiero che attinge da quel periodo, secondo me assolutamente non buio, ma anzi molto più a contatto con la natura e con l’anima del mondo.
Ma tutto ciò che ho scritto non si richiama specificatamente ad un modello, è il frutto dei miei più svariati ascolti e anche letture.
Altra fortissima sensazione è la dimensione favolistica che è ampiamente celebrata dentro i colossal delle pellicole della Disney, dei grandi cartoni che si sviluppano tra reami, principi e re. Su tutte direi che un brano come “Danza senza fine” sia la vera rappresentazione di questo disco in tal senso… cosa mi dici?
Dal punto di vista del clima musicale, direi che in molti possono sentirci questa dimensione favolistica, ma cambia il pubblico perché Alkemèlia non si rivolge ai bambini, ma ad un pubblico di giovani e adulti pur parlando il linguaggio della fiaba e della leggenda che da sempre affascina anche i grandi di tutti i tempi. Danza senza fine è senza dubbio un brano mitico direi, ci parla della ciclicità della vita, attraverso delle immagini, delle pennellate e delle grandi melodie che entrano dentro, anche facilmente orecchiabili e che ci raccontano la vita in una fiaba con significati nascosti. Chi vuole può leggerci ciò che sente…
Eppure, visto anche l’uso dell’elettronica, mi sarei aspettato rivoluzioni di stile ed invece tutto il disco è assai coerente in questo. Non hai cercato altre forme canzoni, altre estetiche bizzarre?
Il disco è abbastanza vario: si passa da forme canzoni, a brani rapsodici, da brani strumentali a rivisitazioni di testi antichi o epici, pur mantenendo una certa uniformità perché questo dà una veste coerente all’album. Non ho cercato il bizzarro, ho cercato la bellezza nella melodia e l’espressività nelle armonie e nel ritmo. Vedremo il futuro cosa mi riserverà.
Dopo “Io credo in te”… un altro video in cantiere?
È appena uscito su molte piattaforme digitali il singolo Fanciulla di Viole, una canzone per voce e pianoforte, molto particolare, ispirata alla storia di un femminicidio. Per un altro video, dopo Io credo in te, aspetto un po’, sto lavorando ad un progetto di poesie e musica e ad uno narrativo. Ma passato questo periodo di isolamento a causa dell’emergenza corona virus, studierò senz’altro qualcosa.
A chiudere: Mèlia e Paola Massoni, la fantasia e la realtà… quanto si somigliano? E questo sta anche a chiederti: quanto l’ascolto della musica di un cantautore è specchio della sua anima secondo te?
Credo molto. Non sempre però è facile rendersi conto di come gli altri vedano noi stessi: uno, nessuno o centomila? Credo che attraverso Mèlia, Paola sia riuscita a denunciare molte ingiustizie, a togliersi un po’ di timidezza per parlare al mondo per farsi portavoce di messaggi più importanti della singola persona. Mèlia ha attinto ed è arrivata là dove Paola temeva di non farcela. Per dirla con Manzoni: ai posteri l’ardua sentenza!