Domenico Urso, anche detto “D_Smoker” elabora un EP che mi suona come fosse un concetto di astrazione che coniughi assieme suono, immagine e quella polverosa percezione di viaggio che resta in tondo e che fluttua, si sostiene proprio come la polvere, in bilico a qualche metro da terra e non si allontana da un centro di gravità che definirei concettuale. La musica digitale di D_Smoker in questo progetto che torna a chiamare ORFEO’S DREAMS è di chiara ispirazione berlinese, come se proprio “Berlino” sia la nostra nuova “America”, la nuova terra promessa per chi mescoli il Dub alla psichedelia digitale. Si intitola “You” questo lavoro di 4 inediti e in rete c’è il video di lancio. La collaborazione sempre attenta con la cantante Chantal Kirsch e una quinta traccia, un remix del brano “Dust” da parte di Cosimo De Amicis in arte Cixxx j. Ma segnaliamo anche Paolo “Pol Natty” Grana, Piergiuseppe “Wormhole” Collina, Davide Schipani e Carlo Altomare. Collina e Grana hanno anche preso parte anche al missaggio. Il mastering è opera di Max Paparella.
Sempre più è l’America intesa come il resto del mondo a ispirare queste derive elettroniche. Come mai secondo te?
“Non conosco molto bene il panorama della musica elettronica americana. Io ho sempre guardato all’Inghilterra come il luogo dell’ispirazione. In Inghilterra sono nati i miei generi preferiti: trip hop, jungle, dubstep. Ho sempre pensato all’America (o meglio agli Stati Uniti) come un luogo dove si produce entertainment o meglio musica di consumo, non destinata a restare ma a essere consumata come un prodotto. So che non è propriamente così e che gli Stati Uniti sono fucina di tanti nuovi progetti e tante sperimentazioni ma purtroppo sono un po’ prevenuto a riguardo”.
Di italiano in questo lavoro cosa c’è?
“Anche se ad un primo ascolto può sembrare che Orfeo’s dreams sia un prodotto non tipicamente italiano c’è molta Italia nei nostri album. Innanzitutto c’è il mio background musicale che si appoggia molto sulla musica italiana. Sono cresciuto ascoltando Almamegretta, 24 Grana, Agricantus, Pantarei, Africa Unite. Da ragazzino giravo i festival per andare ad ascoltare i loro concerti. Questi sono stati i primi gruppi contaminati dal dub che ho incontrato nella mia vita e che mi hanno spinto in seguito a una ricerca musicale sempre più approfondita.
Ci sono poi le diverse collaborazioni che hanno dato vita al disco, tutte con italiani se si fa eccezione per la voce di Chantal.
Si dice spesso che l’Italia sia un paese arretrato per quanto riguarda la cultura musicale, io penso invece che ci siano artisti validissimi che purtroppo arrancano in un paese dove i tagli alla cultura sono all’ordine del giorno”.
Italia come limite concettuale, artistico o semplicemente (per modo di dire) culturale? In altre parole: la tua musica in che luogo dovrebbe vivere?
“Più che nello spazio spero che la mia musica possa vivere nel tempo! Battute a parte, non penso che adesso ci siano limiti alla spazialità di un prodotto culturale, la riproducibilità illimitata e le moderne tecnologie di comunicazione ci permettono di distribuire copie ovunque. Mi ascoltano molto di più in Portogallo, per esempio, che in Calabria, dove sono nato. Io spero sempre che la mia musica venga ascoltata in tutto il mondo, che possa rappresentare degli stati d’animo che ogni persona può sentire, sia che viva in Norvegia sia che viva in Nuova Zelanda”.
Come mai un EP? Che senso ha oggi il disco e che senso ha oggi un Ep?
“Ho voluto pubblicare un ep perché credo che il progetto Orfeo’s dreams sia solo agli inizi e avevo bisogno di feedback. Volevo accertarmi che la mia musica potesse piacere. Un mio grande limite è che lavoro molto spesso da solo, in home studio oppure in piccole sale prove con pochi amici e non ho la possibilità di confrontarmi molto spesso con il pubblico. Inoltre era passato un po’ di tempo dal primo ep “Unbound” quindi avevo bisogno di ripresentare il progetto, farlo conoscere a un po’ più di gente, insomma rimetterlo in moto, e il formato dell’ep mi sembrava quello più veloce e consono al mio scopo. Sto già lavorando da un po’ a un nuovo progetto, di più ampio respiro, in formato album, che credo definirà meglio gli Orfeo’s dreams.
Per me la differenza tra ep e album sta nella diversa strategia che si vuole adottare per avvicinarsi al pubblico e naturalmente anche nella maturità di un progetto. Il primo ep “Unbound” ha delineato il modo di essere di Orfeo’s dreams, il secondo “You” l’ha visto maturare, il prossimo album sarà di piena maturità e consapevolezza di se”.
E se ti chiedessi del vinile?
“Mi piacerebbe moltissimo pubblicare un disco in vinile e spero che il mio prossimo disco possa avere anche questo formato ma sono consapevole del fatto che questi siano tempi molto duri per le etichette indipendenti e gli artisti minori. Vi posso svelare però che sto già stampando a mie spese alcune copie in vinile di “You” da regalare agli amici più cari, naturalmente con la scusa ne terrò una copia anche io”.