È vero, le mutazioni spesso – soprattutto oggi – sono identificate come qualcosa di negativo, buon concime per le ispirazioni distopiche di chi al futuro restituisce l’oscurità. Ci troviamo invece ad affrontare concetti di mutazione assolutamente rigenerativi per il bello e per quel significato ampio di ciò che è culturalmente valido. E ormai culturalmente valido è una terminologia che spesso si accompagna a politicamente scorretto. Polemiche sociali a parte, diciamo che è bellissimo il disco di 5 inediti degli Ondanueve String Quartet che spesso abbiamo visti impegnati nelle esecuzioni di celebri colonne sonore del nostro cinema e non solo. Ma qui parliamo anche di scrittura inedita per il mercato discografico, parliamo di composizioni strumentali fatte e volute di proprio pugno… scrittura che celebra la mutazione appunto, dalle radici della classica si arriva alle varie culture tradizionali per approdare poi alle derive digitali di oggi. In questo disco che si intitola “Mutazioni” (appunto), sembra quasi che i nostri vogliano celebrare quel primo segmento di evoluzione, quel lungo dizionario classico che muta faccia in tradizionale e si fa visione di quotidianità popolare. Sono 5 inediti dicevamo, brani pubblicati dalla RadiciMusic Records che si fanno portatori sani di emozioni, semplicità che scorrono tra i colori accesi dei più primordiali sentimenti umani. Il combo d’archi ci regala anche un video ufficiale per il singolo “Sbeat”: e sembra quasi di averlo già veduto, questo passato che torna, questo presente che ad esso deve la sua forma attuale… sembra di averlo già visto questo video, sembra che scorreva da se prima ancora di cercarlo in rete, come d’istinto, come un déjà vu che arriva durante il suono di questa musica alta.
Inizierei con il lanciarvi il LA per un bel discorso d’apertura: tanto, tantissimo… forse tutto proviene dalla musica classica…
Quasi tutto ciò che riguarda la cultura musicale occidentale proviene dalla musica classica. Ci sono poi le altre culture che a noi piace mischiare insieme a delle radici classiche
Che poi dalla classica sento molte derive popolari, spagnole in particolare, ma anche arie argentine di milonghe… non è così?
Sì. In questo album abbiamo mischiato molte culture da tutto il mondo, compreso il tango, un valzer venezuelano e il flamenco spagnolo.
Bellissima la copertina: è la speranza che cresca ancora erba buona?
In realtà è l’idea che tutto muta, anche la musica che può nascere ed evolversi da una terra ostile.
Com’è scrivere la musica di un film? Avete nel curriculum grandissime pellicole sotto le vostre note…
In realtà la composizione delle colonne sonore sono affidate a noti compositori (Pasquale Catalano per i film di Ozpetek per citarne uno), a noi affidano l’onore di interpretare e registrare queste musiche.
E brani come “Sbeat” nascono da una visione, da un qualche tipo di “film” o sono pietre solitarie della vostra ispirazione?
Spesso sono immagini o scene solitarie rappresentate musicalmente. Sbeat è un viaggio nel Mediterraneo, Europa dell’est e nord per esempio.
E qualcosa di questo disco finirà sotto qualche pellicola?
Per ora è stato utilizzato nel mondo del teatro, ma nel cinema chissà, noi ovviamente ce lo auguriamo.
Mi incuriosisce questo titolo: “Mutazioni”. Eppure oggi abbiamo una grandissima paura del diverso, delle mutazioni appunto…
In realtà la musica che esiste ora c’è grazie al fatto che è mutata negli anni. Spesso si parla di mutazioni non in meglio, ma spesso, come avviene in biologia, dopo tante mutazioni che non vanno a buon fine ne accade una migliorativa e noi cerchiamo di fare del nostro meglio (e speriamo di riuscirci) nel rientrare in quest’ultimo tipo.