– di Martina Zaralli
foto di Mattia Guolo –
Ci avreste ma creduto se vi avessero detto ci sarebbe piombata in testa una pandemia? Io no. Ma è successo e siamo dannatamente sospesi in un presente intrappolato tra un passato che brucia ancora e un futuro che non si fa vedere. Quindi? Giù coi bilanci della vita che si fanno più pesanti, ma sempre e comunque con la speranza di trovare qualche timida consapevolezza in più su quello che siamo e su quello che saremo.
La malinconia, l’introspezione, l’accettazione. E poi il perdono: ecco Nostralgia, il nuovo lavoro dei Coma_Cose, con cui la nostalgia è anche un po’ nostra, unendoci nell’umana condivisione delle emozioni. Dopo il manifesto artistico Inverno Ticinese, il primo album Hype Aura, dopo l’EP Due, e numerosi singoli ben riusciti, lo scorso 16 aprile California e Fausto Lama aggiungono alla loro discografia nuove tracce, figlie di un percorso sonoro delineato durante quest’anno anomalo.
Che sarebbero andati oltre i confini dell’urban a cui ci avevano abituato, forse potevamo immaginarlo già dall’esperienza sanremese: Nostralgia si apre a schemi diversi, con nuovi intrecci vocali, meno metafore, e con un paesaggio musicale che spazia dal pop al rock all’elettronica.
Il racconto nostralgico inizia con “Mille tempeste”, in cui le atmosfere dark del brano ambientano l’attesa di un necessario cambiamento, per non vivere più sospesi sotto la volta celeste. Arriva poi “La canzone dei lupi”, il capitolo più introspettivo e – per chi scrive – il punto di forza dell’album. La traccia numero due è un piccolo elogio alla difesa della libertà, impressa nella potenza della semplicità della musica e del cantato. Liberi di essere sfacciatamente liberi, nelle scelte più scomode, senza lasciarsi condizionare dall’illusoria realtà del successo misurato sulla quantità e non sulla qualità.
L’album continua verso le città e le periferie coi loro luoghi dimenticati, già da prima dell’emergenza sanitaria. Ecco allora che le “Discoteche abbandonate” parlano attraverso la voce di California: un monologo sorretto da sintetizzatori e drum’n’bass dedicato alle cattedrali del divertimento, in cui oggi risuona solo una triste eco di serate non vissute. A tirarci su il morale c’è il dream pop di “Fiamme negli occhi”, direttamente dal palco del Teatro Ariston di Sanremo. Ah, l’amore. Una love story e una storia di rivalsa, diventate progetto di vita comune vissuto, sentito, cantato.
Di nuovo l’amore al centro della canzone, ma questa volta è quello sfumato: “Novantesei” è un confessionale alt rock in cui rivelare sogni ancora da inseguire malinconie da tirare fuori dal cuore. I saluti, prima dell’“Outro”, sono affidati a “Zombie al Carrefour”, una ballad immersa nella solitudine di un supermercato, tra scaffali che accolgono le note di un pianoforte, mentre fuori ci aspetta un’alba splendida.
Con Nostralgia, uscito per Asian Fake/Sony Music e prodotto dai Mamakass, i Coma_Cose, sinceri, diretti, incuriosiscono decidendo di sperimentare in tutti i campi, a partire da quello più intimo: «è un disco che racconta il presente ricercandolo nel passato, breve ma molto concentrato scava nel profondo dell’animo e analizza il sentimento della nostalgia senza compromessi, il fuoco che arde dall’infanzia, la crescita personale, l’accettazione di sé stessi come il primo passo per cercare il proprio posto nel futuro», come spiega il duo.