– di Martina Rossato –
Ognuno di noi indossa quotidianamente delle maschere. In alcuni casi servono a proteggerci, in altri ci permettono di esprimerci al meglio quando non riusciremmo a farlo; a volte interpretiamo dei personaggi e ci diamo un ruolo per prendere tempo mentre siamo alla ricerca della nostra vera identità.
Chiazzetta è il personaggio musicale creato da Gabriele Graziani nel 2003 e che ha pubblicato nel 2006 il suo primo EP, “Almeno la metà”. Dopo anni passati a cantare nei panni di Chiazzetta, il cantautore di Latina ha deciso di tornare ad essere Gabriele.
Per lasciare da parte il personaggio, ha pubblicato il 7 ottobre scorso un album conclusivo, “Non voglio crescere”. Distribuito da Believe e prodotto da Roberto Cola, si tratta di un progetto molto lungo e intrinsecamente complesso. Si compone infatti di quattro dischi, che portano con sé sonorità molto eterogenee. Chiazzetta ci presenta brani che spaziano dal cantautorato classico all’indie, passando per sonorità elettro-pop. Il disco nasce dall’accettazione di sé, che è il risultato di un lungo e difficile percorso:
«Dopo anni a mettermi in discussione penso di aver fatto abbastanza cose per amarmi un pochettino. Quindi se voi non mi amate a questo punto è un problema vostro»
“Basta”, che non a caso si trova in una posizione abbastanza centrale del disco, più precisamente nel secondo disco, è la canzone che a settembre era stata designata per anticipare la pubblicazione di “Non voglio crescere”. Con un disco così lungo e composito non è facile scegliere un singolo, un brano che possa rappresentare al meglio l’intero lavoro e riassumerne i tratti più importanti in pochissimi minuti.
Il titolo può essere letto come un “è abbastanza così, posso finalmente passare oltre” oppure come una richiesta, quasi implorazione da parte dell’artista che qualcosa possa giungere presto ad una conclusione. «E non mi dire che ci basta la felicità» è la frase che riecheggia inevitabilmente nella testa, non solo dopo aver ascoltato il singolo, ma che rimane lì, fissa, anche alla fine di tutto il disco.
Per un artista che ha molte esperienze alle spalle, come è nel caso di Chiazzetta, decidere di ritirarsi e arrivare a un punto di svolta tanto importante, non è affatto scontato. Tornare ad essere Gabriele dopo tanto tempo come Chiazzetta significa aver raggiunto un grado di consapevolezza importante; i bisogni cambiano, come cambiano le persone, e riconoscere di aver bisogno di altro è sicuramente una presa di posizione coraggiosa.
Nel corso degli anni, Chiazzetta ha calcato numerosi palchi, come quello del Primo Maggio e dell’Edicola Fiorello; ha condiviso festival con molti artisti e personalità interessanti come Caparezza, i Ministri, Giovanni Truppi, ma senza mai perdere la propria sincerità.
Si dice che quando si chiude una porta si apre un portone, chissà se sarà così anche per Gabriele. Questo disco, con le sue quaranta tracce, che sono il riassunto di anni di carriera, potrebbe in fondo essere soltanto un punto di svolta, un nuovo inizio per il cantautore.