“Noàis è una richiesta garbata di servire le cose senza diluirle, perché non ha più senso farlo. Senza ghiaccio per gli intenditori, senza senso per tutti gli altri.”
Così recita la pagina Facebook di questa giovane band italiana. Infatti Noàis è nient’altro che la trasposizione italiana delle parole inglesi “No Ice”, senza ghiaccio appunto.
Jacopo Perosino (cantante e autore del gruppo) e compagni si inseriscono con originalità e intelligenza nel panorama cantautorale italiano, che sta vivendo oggi una seconda giovinezza. Gli spunti e le sonorità che pervadono il disco richiamano inevitabilmente alle orecchie il mai dimenticato Rino Gaetano, come anche De André o alcune opere di Lucio Dalla, ma tutto filtrato da una gradita freschezza. Ma per quanto sia importante analizzare la musica, di radice popolare, ispirata dalle oggi troppo spesso ricorrenti melodie della tradizione del sud Italia, quello che colpisce nel caso dei Noàis sono senza dubbio i testi: siamo spesso abituati ad ascoltare in questo tipo di musica parole di protesta, parole forti o presunte tali, che con il passare degli anni si sono rincorse senza soluzione di continuità perdendo in alcuni casi anche il loro significato più vero e reale.
I Noais ci prospettano tutt’altro panorama, e le loro canzoni si accendono come Lanterne (titolo stesso dell’opera) su storie e cronache, raccontandone in maniera sincera ed efficace le trame. Questo è chiaro sin dalla prima traccia “Hanno ucciso Colapesce”, tratta da una bellissima legenda siciliana che racconta la morte (o la scomparsa a seconda delle versioni) di Nicola, detto pesce per la sua innata abilità tra le onde e nei più reconditi fondali marini. Il re lo mise alla prova gettando sul fondo del mare degli oggetti, spingendo Cola sempre più giù, fino a che nessuno lo vide più riemergere. Si dice che Cola, vedendo le colonne che reggevano la Sicilia ormai vecchie e malandate, sia rimasto sotto all’isola a sorreggerla per non farla sprofondare.
Nella canzone “Mary Jane” invece la voce di Perosino, sempre accompagnata dal violino di Luisa Avidano, ci riporta le sfortunate vicende della prostituta irlandese, quinta e ultima vittima di Jack lo Squartatore, che le strappò la vita a Londra nel fiore dei suoi 25 anni. Ovviamente non manca l’amore nell’opera dei Noàis, e infatti in “Colpa di Maria” si parla proprio di quel sentimento che ci spinge a compiere anche pazzie.
Insomma, stiamo parlando di un’opera dolce e variegata, che narra con sensibilità vicende e situazioni anche scabrose, un disco che intrattiene e apre gli occhi su storie bellissime e dei più disparati generi, sempre con quel tocco di ironia nella scrittura e nell’interpretazione che non fa mai male.
Francesco Pepe