“glicine” è il disco di debutto del progetto nicedays: pop dalla venature urban e lo-fi direttamente dalla pianura padana, alter ego di Nathan Schinocca e primo assaggio di un disco in arrivo questa primavera. Dentro “glicine” c’è l’esigenza di affrontare concettualmente le tensioni che nascono dalla coesistenza fra passato, presente e futuro. L’armonia fra questi tre elementi è il concept stesso dell’EP. A volte si rimane incastrati nei “what if” delle scelte passate, viziate dal senno di poi presente. Allo stesso tempo la struttura della società pone le persone giovani in una posizione di infelicità verso il futuro.
La soluzione, almeno secondo nicedays, si trova nella complicata azione di tornare al presente per vivere, prendere in mano le proprie possibilità con la consapevolezza di aver agito verso la connaturata esigenza di essere felici.
Come nasce solitamente un brano di nicedays? E come capisci che un testo è buono?
Di solito nasce prima la parte musicale, ma non sempre è così. I testi nascono tutti di getto, poi subiscono qualche modifica in base alla linea vocale che riesco a trovare. Sono abbastanza soddisfatto delle cose che scrivo, se il testo riesce ad esprimere più o meno il concetto che avevo in testa nel momento della stesura, posso ritenermi contento.
Ti vergogni o ti sei mai vergognato di ciò che hai scritto? C’è mai la paura di essere giudicato?
No [ride, ndr], non pubblicherei mai qualcosa di cui mi vergogno. Se il testo, per me, è sincero, non temo il giudizio di nessuno.
Perché hai deciso di avviare questo progetto solista? L’idea ti è venuta durante la quarantena? Ti ricordi quel periodo di inizi?
No, il progetto è precedente la pandemia; l’idea è nata circa all’inizio del 2018. Non suonavo più in nessun gruppo, attraversavo un momento personale di profondo cambiamento e ho iniziato a sentire l’esigenza di trasporre dubbi e perplessità in musica, come forma di terapia. A quel periodo iniziale risalgono “il mondo va veloce” e “damalpensa”, che sono due canzoni dell’EP.
Come nasce la tua collaborazione con Davide Foti? Il produttore si sceglie o ti capita?
Come molte cose belle, il nostro incontro è stato abbastanza casuale. Pubblicavo dei video su Facebook senza pretese, e Arianna Puccio mi scrisse dicendomi che le sarebbe piaciuto collaborare con me. All’inizio ho rifiutato perché, appunto, suonavo senza pretese. Quando poi ho sentito la necessità di fare uno step superiore, mi ha presentato Davide, che in questi due anni è diventato un fratello per me.
Il Covid è davvero finito? Come stanno cambiando le cose nella scena musicale in questo periodo?
Mentre ti rispondo sto affrontando i postumi del Covid, che mi ha abbastanza distrutto. Direi che è la domanda giusta nel momento giusto: no, il Covid non è ancora finito, però, quantomeno, pare che sia diventato più gestibile. Infatti sono abbastanza sicuro di averlo preso ad un concerto a cui sono andato di recente; nonostante il rischio, dopo due anni così, se tornassi indietro ci andrei di nuovo!