– di Yna –
La sua musica la definisce “fresca” e “istintiva”. Lui è di Milano, si chiama NEW OCEAN e lo scorso 22 ottobre è uscito il suo singolo “Che bella storia”. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con lui per conoscerlo meglio: ecco che cosa ci ha raccontato!
“NEW OCEAN”: che cosa vuol dire il tuo nome? Cosa rappresenta?
L’idea di darmi un nome originale, un po’ diverso, mi piace, m’intriga come cosa. Le risposte a questa domanda possono essere diverse. “NEW OCEAN” ha un significato che sono riuscito a dare nel tempo, ma il vero motivo che mi ha fatto scegliere questo nome è molto divertente e semplice, se vogliamo: per puro caso, ho visto questa maglietta su un bambino con scritto: «Ocean», niente di stupefacente, però mi aveva colpito. Pensare a questo nome mi è piaciuto, “NEW OCEAN”. Mi è piaciuto il senso: ora a livello musicale c’è di tutto, ed essere un nuovo oceano, un new ocean appunto, qualcosa di nuovo, mi piaceva molto. Da lì in poi ho sempre usato quindi questo nome: ritenersi una cosa nuova rispetto a quello che c’è sul mercato, una nuova ondata, un salto nel buio, un salto nel vuoto.
Tu nasci come musicista e hai un passato in band. Qual è stato il tuo percorso?
Prima di essere cantante, io nasco come chitarrista. Mia madre, che è musicista, mi ha sempre spronato fin da bambino a suonare uno strumento. Alle medie decisi di suonare la chitarra e da lì in poi nacque un amore per la chitarra che coltivai per anni, ho suonato nelle prime band nel periodo scolastico e poi nel 2018 nasce il primo progetto serio con un trio chiamato appunto NEW OCEAN, il nome lo diedi io per lo stesso motivo detto sopra. Su Instagram facevamo la classifica cover band, avevamo un bel seguito, poi la cosa è andata a perdersi, avevamo obiettivi diversi e ci siamo pacificamente separati. Ho portato poi da quell’esperienza il nome e ciò che ha rappresentato per me.
La produzione è in linea con i tempi, è super nuova, melodica, segue le linee del pop attuale, canti su dei decibel molto alti. Qual è il tuo background?
Il mio background è molto vario, probabilmente è questo che mi aiuta nella scrittura. Alle medie ho scoperto il pop punk per puro caso, non era dei miei tempi visto che è un genere scoppiato nei primi anni Duemila, è un genere che ho scoperto dopo, quindi tutta la scena pop-punk americana, come i blink182, Green Day, Sum 41. Successivamente mi sono approcciato al mondo hip hop, come ad esempio Eminem e tutti i classici. Più avanti ho cominciato ad ascoltare Justin Bieber e Post Malone. In realtà a livello musicale non ho mai scartato nulla, per esempio sono appassionato di musica classica, in particolare di Hans Zimmer e la composizione di musica da film, e anche la musica elettronica.
Qual è quindi il tuo genere? Cosa ti piace della musica attuale?
A me piacciono moltissimo BLANCO, Madame, chiello, Ghali, tutti artisti molto versatili con la propria musica. A livello estero direi YUNGBLUD, Post Malone, Twenty One Pilots.
Milano, patria dell’urban. Che rapporti hai con l’underground di Milano?
Milano è la città migliore per poter iniziare a fare musica, puoi entrare in contatto con tante realtà professionali e fare tante cose, come produzioni, live, trovare tante collaborazioni. Per me è importante anche quando creo immaginari attraverso la scrittura, mi piace ambientare le mie storie in questa città, che è la città in cui vivo e da dove provengo.
Parlando invece del tuo ultimo singolo, “Che bella storia”, produzione di Gamuel Sori. Com’è nato questo pezzo?
Dietro al progetto NEW OCEAN ci sono altre persone, come appunto Gamuel Sori che si occupa della produzione artistica, poi c’è chi si occupa della parte visiva, video, foto, trailer, foto da mettere su Instagram. Ci sono tante persone che credono in questo progetto e io mi sento la persona più fortunata del mondo, sono super emergente ma ho un bel team che mi sostiene. Gamuel Sori è veramente forte, produce anche altri ragazzi, ha anche un suo progetto personale sul mondo house, che chiaramente mette anche nella produzione delle mie canzoni. Quando mettiamo insieme le sue idee e le mie idee è giusto che ognuno abbia carta bianca e che ci sia una condivisione in cui nessuno impone il proprio; io ovviamente metto melodia e parole, qualche riff di chitarra, poi in studio facciamo il resto. Cerchiamo di fare qualcosa che sia di entrambi.
«Sei una partita in cui non vincerei». Quali sono le partite che vorresti vincere, i tuoi obiettivi?
Il mio obiettivo è fare ciò che faccio adesso per tutta la mia vita. Voglio fare musica per tutta la vita e trasmettere qualcosa all’ascoltatore, stando dall’altra parte: vorrei essere quella persona che trasmette qualcosa agli altri e dare qualcosa emotivamente, lasciare un segno, fare un botto di concerti e farmi ascoltare da più persone possibili.