Ecco come la critica sta incorniciando a più riprese il primo disco del cantante e cantautore pugliese Nereo. Si intitola “Danze cosmiche”, lavoro dentro cui vivono 10 inediti di cui ci era arrivata voce del singolo “Fine di un’estate” con un bellissimo video a corredo che troviamo anche a seguire. Ed eccolo oggi per intero il lavoro di Nereo, canzone pop in pieno cliché sostenuta dalla forma classica e da suoni digitali che ormai rispettano il trend anche su generi diversi… sembra un accomunarsi di intenzioni e un riconoscere un filo comune a tutti. Suoni percussivi, suoni di arrangiamento, di passaggio, riempitivi e pad… ma su tutto svetta la voce di Nereo, bella, sicura, intonata perfino nei più piccoli dettagli delle melodie che disegna. Ci piacciono i vibrati, i glissato (molto anni ’90) e quella sottile forma che molto ricorda la liquidità di Alex Baroni o quella scioglievolezza dolce di Mango.
E spulciando il disco più da vicino… “Mai” apre l’ascolto in pieno cliché e la voce da subito detta la regola e la qualità di tutta la partita. Bella strofa, bridge che carica un inciso dove il “mai” urlato da Nereo dimostra tutta la sua capacità tecnica che forse in questi registri ha più fascino che altrove. A proposito di elettronica “Parola di rosa”, terzo brano in lista, ci rimanda a quelle pitture sociali di Ottodix, soprattutto nel modo di colorare i contorni dell’inciso, di come arrivarci, di come uscirne… e questa dimensione di space pop ricorre spesso nel lavoro di Nereo… così accade nelle aperture davvero belle dell’inciso di “Dimentica”, altro singolo estratto… inciso che subito sposa anche la distorsione pop di un fare indie che molto richiama alle mode italiane recenti. Il vero quid del disco arriva proprio con “Fine di un’estate”: il pop resta ma lascia ampio spazio al peso poetico del romanticismo con un pianoforte che appoggia e sostiene e mai determina. Qui Nereo tocca secondo noi il vertice della produzione di questa prima prova discografica. E su questa linea si attesta con la successiva “Gabbiano”, sapori di jazz fumosi, shuffle eleganti e liriche di bellissimo canto e mai scritture scontate… belle le variazioni di piano, piccole, di dettaglio per palati fini… trasparenti anche…
E sempre con eleganza che il disco si chiude. Ascoltiamo “La stanza” che ci pare suonar meno delle altre tracce, sembra provenire da una produzione fatta in altri momenti… un pianoforte appena tinto da lievi rifiniture digitali, sostengono la voce che parla dell’amore, parla dei sentimenti, parla di un’emancipazione che tarda a venire.
“Danze cosmiche” a chiusa tracklist ci regala anche 2 altre tracce di versioni totalmente live in studio e con queste chiude un ascolto che davvero ha un livello di pop assai alto che dovremmo assolutamente tenere a mente e non confonderlo con la mera dimostrazione di stile modaiolo che i nuovi contendenti al trono spesso portano in scena. Il suono pulito, il bellissimo canto, la tecnica che lascia spazio alla semplicità. E poi le liriche dicevamo… niente di arcaico, niente di “cosmicamente distante” dal dialogo quotidiano… eppure Nereo sa come non essere scontato neanche in questa fase. Insomma un bel disco che dimostra quanta forza sa avere ancora la semplicità del grande pop d’autore italiano.