È decisamente distopico il mondo che arriva da Nancy Tungsten, un esordio (almeno in questa veste) che ha la forma di un EP anche stampato in vinile. Ha la forma di un racconto che proviene dal futuro che al futuro restituisce visioni metalliche, di programmazioni e synth autocostruiti. “Tender” parla anche di bolle, di zone di confort, di quel certo modo di difendersi dalle brutture del resto. Quel certo modo di preservare bellezza… e si fluttua senza peso e gravità.
La delicatezza dei rapporti interpersonali. Ho come l’impressione che questo EP senta il bisogno di capirci qualcosa in merito… e penso che la sua bellezza sia proprio nell’aver restituito l’incapacità di raccogliere regole in merito. Secondo te ha senso tutta questa mia lettura?
Ahah, direi di si, pongo domande ma rimangono tutte aperte, senza risposta. Penso che cercare di “regolamentare” le relazioni interpersonali non abbia senso e sia anche un pò presuntuoso; sono rapporti delicati che sono univoci, in costante mutamento, e che non si possono tecnicizzare.
Oppure è un manifesto del bisogno dell’altro, degli altri, di sentirci al sicuro con gli altri?
Non è un manifesto del bisogno dell’altro, ma forse della meraviglia dell’altro. All’orizzonte c’è il bisogno di trovare un compromesso fra la nostra centratura e la cura di una relazione, perché nell’incontro con l’altro succedono le cose più inaspettate e meravigliose. E questo penso che succeda nelle relazioni interpersonali come in ogni altra cosa, la musica, la cultura, la politica, tutto.
La title track che dovrebbe sottendere dolcezza in realtà ha un synth che comunica inquietudine se non addirittura terrore. Perché questa scelta?
Perché parla delle nostre anime, che sono sempre plurime, a volte contraddittorie; tenere ma che sanno essere anche mordaci. Parla dei nostri corpi caduci che affrontano asperità e ostacoli. E’ volutamente una specie di ossimoro.
A proposito di synth: ci racconti del synth DIY?
Il synth DIY, è un light screamer che produce una frequenza variabile in funzione della luce che riceve la fotoresistenza. L’ho utilizzato per impostare un brano di un minuto per una compilation di Datapanic (un progetto artistico che ha coinvolto diversi sound artist in più compilation) a tema luce/oscurità. La versione primordiale di Tender infatti è contenuta in una di queste compilation, finisce quando sta per evolversi, a 1 minuto!
Quanta inquietudine c’è alla base di questo lavoro? Quanta ne hai dovuto ingoiare per scriverlo?
L’inquietudine? Una giusta quantità! Quella ci accompagna, se non apertamente, nell’inconscio. Quindi è meglio tenerla sempre d’occhio, non ingoiarla.