A chiamarlo esordio ci viene un po’ da ridere, per quella che non è una sottile presa in giro ma una vampata di umiltà e di banalissime definizioni che il mercato discografico ormai ha reso di moda. Perché i Nagual non sono certo di primo pelo e sicuramente non fanno musica nei garage dopo la scuola. Veterani di palchi e di suono, soprattutto sono veterani del grande rock che non hanno solo riportato a casa dai negozi di dischi ma l’hanno suonato come si suona qualcosa per sentirsi vivi dentro, l’hanno vissuto come si sceglie un certo modo di stare al mondo. E molte delle loro scritture hanno anche 10 anni di vecchiaia alle spalle, ed è solo oggi che celebrano tutta questa carriera con un disco che per ragioni di ufficio dobbiamo chiamare “esordio”. Si intitola “Tat Tvam Asi”, un modo di direi in sanscrito che significa “Tu sei esattamente come sei”. Sono 13 inediti di grande rock antico e verace, dallo stile che richiama alla mente il sudore dei Deep Purple e il viaggio on the road dei Bad Company, il carattere dei Foo Fighters e quel piglio “antipatico” dei Black Sabbath anche se a differenza di questi ultimi due pilastri i nostri Nagual si presentano assai meno costruiti e industriali ma hanno ben chiara la direzione di lasciar libero il suono di essere esattamente com’è. Bellissime sensazioni psichedeliche con la title track del disco che sinceramente trovo sia l’apice di un ascolto che dalle radici grandemente rispettate cerca anche con molta umiltà la personalissima variazione sul tema. Non si spingono oltre i Nagual ma dimostrano molta maturità, segno di tutto questo tempo trascorso non solo sulla loro pelle ma anche tra le loro dita di musicisti. Insomma ci sorprende ma neanche tanto e finalmente abbiamo tra le mani un disco che sembra uscito da qualche scaffale di polvere. Anche la voce portante che molto si ispira agli urlatori soft del rock internazionale, regge bene la sfida con una pronuncia che si dimostra convincente.
Plauso della corte a questo “esordio” dei Nagual: probabilmente la generazione di oggi che della musica conosce solo sermoni digitali sul sistema corrotto avrà pochi strumenti per capirne la bellezza e i più giovani forse non rintracceranno granché proveniente dal futuro, ma i più nostalgici come me forse compreranno questo disco sperando di trovarlo anche in vinile. Stay Rock!
Angelo Rattenni