Può essere la Musica un’arma per sconfiggere la mafia?
Un grande interrogativo che sta alla base del documentario “Musica Contro le Mafia – l’Alternativa“, uscito il 25 novembre 2014 per Audioglobe. Il dvd è il seguito del libro+cd “Musica contro le Mafie” (2013), che già aveva visto coinvolti più di sessanta artisti italiani, e raccoglie una molteplicità di voci e talenti musicali e non, uniti dalla voglia di sensibilizzare su un tema così delicato.
L’obiettivo è quello di dare un grande segnale nella lotta alla criminalità organizzata: alla violenza non segue necessariamente altra violenza, la battaglia non viene combattuta con le stesse armi e la risposta alla paura e all’intimidazione non è l’odio ma la cultura. Solo investendo nella realizzazione di una coscienza civile è possibile creare una generazione di “nuovi partigiani”, una vera e propria resistenza che si scaglia contro uno dei grandi mali del 20° secolo.
Questo il contenuto intelluttuale del documentario, nato un’idea di Gennaro de Rosa e realizzato in collaborazione con Marco Verteramo e Marco Ambrosi.
L’Associazione “Musica contro le mafie” sotto l’egida di Libera (Associazione, Nomi e Numeri contro le mafie) realizza perciò un vero e proprio percorso a partire dalla Calabria e attraverso tutta l’Italia in cui la Musica, filo conduttore del viaggio, cerca di proporsi come alternativa alla criminalità. E il contributo che la Musica (e l’Arte in generale) può offrire è di far “stare insieme senza competizione e logiche mafiose”, dando vita ad un “sistema vincente”.
Così parla una della tante voci del documentario collettivo, Maurizio Capone dei Bungt&Bang. Maurizio realizza anche strumenti musicali a partire da materiali riciclati, raccontando come questa pratica lo avvicini in maniera particolare alle zone a rischio mafia, nelle quali spesso chi viene considerato solo “spazzatura dell’umanità” in realtà ha tante capacità e talenti da scoprire e valorizzare.
Se la mafia è connotata come “associazione a delinquere”, allora sarà un’associazione a combatterla. Tantissimi infatti gli artisti musicali coinvolti, a partire da nomi più di nicchia (Almamediterranea, Lo Stato Sociale, Erica Mou..) a dei veri e propri big della musica italiana (Fiorella Mannoia, Roy Paci, Paolo Rossi, Il Teatro degli Orrori, Modena City Ramblers, Sud Sound System..).
Ma altrettanto validi e belli i contributi non musicale: dalla testimonianza dell’imprenditore di Lamezia Terme Rocco Mangiardi (che ha avuto il coraggio di dire di no ad un’estorsione e al pizzo) a quella di Giovanni Impastato, fratello del famoso Peppino (attivista politico ucciso da Cosa Nostra nel 1978). Immancabile anche la partecipazione di Don Luigi Ciotti.
Forse l’unica stonatura del documentario si può trovare, paradossalmente, nella mancanza di una vera e propria colonna sonora: se è scontato che la Musica sia presente dall’inizio alla fine, attraverso il coinvologimento e le testimonianze degli artisti, è anche vero che c’è un rapporto troppo squilibrato tra interviste e musica suonata.
Una struttura troppo ripetitiva per i suoi 51 minuti di durata giunti alla fine si accusa, lasciando troppo poco spazio alle canzoni; a favore, per carità, degli stessi musicisti, i quali per questa volta ci parlano più attraverso le loro parole che attraverso le loro canzoni.
Giulio Valli