Una carriera lunga almeno 3 lustri (almeno) che li ha visti sui palchi di ogni dove a consumare suoni e costumi dai Balcani, ed oggi, forti di questa storia e di tanta ispirazione, pubblicano il loro primo dischi di inediti. La Municipale Balcanica sforna “Night Ride” ed è subito attesa e scoperta di cosa potrebbe accadere: ed è così che parte questo disco, tra andamenti di cliché e quel certo richiamo inglese che forse irrita un po’ di pronuncia forzata e subito quella soluzione melodica che arriva dritta al punto… e piace. Con “Constellation” che apre le danze e poi il singolo di lancio di cui c’è un bel video ufficiale pescato da YouTube “Transylvania Party Hard”, la MB fa ballare, devolve energia solare agli avventori ma è attenta ai particolari per non mercificare il prodotto finale. Ed è così che troviamo la Turchia, l’antica Persia, le scale arabe e quella costruzione di fiati che non lascia scampo. E che dire della dolcezza iniziale di “Kiss Slow, Kill Fest” che piano piano introduce variazioni sul tema portante: quindi segue il primo strumentale “Rusty” che, inaspettatamente, quasi sembra una fotografia post punk. Sono 8 inediti che scivolano con molto mestiere e gusto, un ascolto che, passando da una ballata di canzone d’autore notturna “Ogni stella” (dai forti richiami al frac di quell’uomo citato da Modugno), si arriva alla visionaria chiusura con “Deserto Non Deserto” dove elettronica e mondo islamico in qualche modo dialogano assieme per lasciarci sospesi. Fate buon uso di questo disco.
Nuovo disco, nuova corsa, antichi suoni e nuove frontiere. Partiamo dalle radici: impossibile staccarsene o doveroso rispettarle?
Noi proveniamo dalla Puglia e i suoni in cui siamo cresciuti li abbiamo vissuti con spontaneità rifuggendo il più possibile la peggiore retorica che si rischia quando si parla di “radici”. Quei suoni, proprio perché ci appartenevano, si sono evoluti naturalmente insieme a noi e quindi il rapporto con la cultura musicale delle nostre origini lo viviamo con grande libertà e onestà, scansando gli stereotipi. Ma come la bellezza è negli occhi di chi guarda lo stereotipo è spesso nella mente di chi ascolta. Prendiamo l’esempio della banda tradizionale che è stata presente nella nostra primissima esperienza di musicisti e quindi è un po’ fluita, specie agli esordi, nel nostro sound. Se, nell’immaginario di chi ascolta la banda è quell’elemento folkloristico tipicamente meridionale, anche un po’ macchiettistico, vedrà appunto una “macchietta” in una citazione bandistica della MB, mentre chi sa che la banda è l’incredibile mezzo con cui la grande musica classica e l’opera entrano dal vivo nella realtà cittadina darà merito alla MB di aver fatto un interessante tributo alle sue radici. Questa lunga risposta spiega la linea sottile, controversa su cui tante volte ci muoviamo.
Parliamo quindi del futuro: elettronica che piano piano diviene protagonista o elettronica che si deve contenere per non esagerare?
A definire il confine dell’utilizzo degli strumenti elettronici c’è solo la nostra onestà intellettuale. Dopo tanti anni di attività è normale, specie per noi che affrontiamo la musica con curiosità instancabile e vorace, provare nuovi strumenti che siano elettronici o che siano etnici. Se uno strumento è al servizio di un brano e della sua idea avrà il suo spazio, anche da protagonista assoluto, mentre se c’è il rischio di una deriva sperimentalista un po’ vacua sarà ridimensionato o escluso.
Ho sempre avuto difficoltà a digerire il matrimonio tra canzoni e brani strumentali in uno stesso disco. Voi come la spiegate e la vivete questa particolare alchimia?
I contrasti e le differenze sono all’ordine del giorno in un gruppo di tanti elementi con personalità e formazione musicale diversissima. L’omogeneità del nuovo disco “Night ride” non l’abbiamo cercata nel sound, nello stile o nelle strutture delle composizioni, ci è bastato che le storie e le ispirazioni dei pezzi fossero profondamente nostre, oneste e giustificate fino in fondo. Se una storia ci appartiene merita di essere raccontata anche se non rispecchia ciò che ci si aspetta da un gruppo che si chiama “Municipale Balcanica”.
Dunque, per restare in tema, laddove non è necessario ricorrere alle parole significa che la musica ha gli strumenti per essere indipendente?
Assolutamente sì e abbiamo sperimentato in prima persona, specie all’estero, che è vero ciò che spesso si dice per pura retorica, ovvero che la musica è un linguaggio universale. Veniamo principalmente da una formazione orchestrale quindi la priorità è sempre stata la narrazione solo attraverso la musica e, forse diversamente dalla norma, il testo arriva e completa un brano solo quando è imprescindibile, altrimenti il pezzo è concluso in sé. In “Night ride”, ad esempio, prima ancora che le parole stesse anche la scelta della lingua era tutt’uno con la scena raccontata nella canzone.
Ho l’impressione che ci sia più riflessione e intimità in questo “Night Ride”. Sbaglio?
Effettivamente analizzandolo a posteriori è così. Può darsi che abbiamo desiderato entrare maggiormente in confidenza col pubblico dopo che per tanti anni, anche nei concerti, non abbiamo voluto gli occhi addosso per fare musica al servizio dell’incontro collettivo. “Night ride”, guardandolo all’interno della nostra discografia, e della carriera, sembra il racconto di varie avventure fatto appunto in confidenza da amici a nuovi amici alla fine di una lunga e divertente festa.
A chiudere parliamo del video: bellissima animazione per il singolo “Transylvania Party Hard”. Altro in cantiere?
Siamo contenti che il video di “Transylvania Party Hard” sia stato apprezzato e per i prossimi avremo altre sorprese e altri volti. Ci sono pochi videoclip della Municipale Balcanica perché ci riteniamo ancora principalmente una live band e l’utilizzo di questo mezzo, colpa nostra, lo abbiamo sempre trascurato un po’. Abbiamo 15 anni di storia ma ancora tanto da imparare e territori, anche comunicativi, da esplorare.