di Ilaria Pantusa.
Lukasz Mrozinski, cantautore italo-polacco, racconta il tempo e gli stati d’animo in otto tracce dal sapore cupo, onirico e psichedelico. Il disco uscirà il 22 giugno 2018.
Atmosfere cupe e oniriche, una voce calda e profonda, la percezione del tempo il nucleo tematico. Mrozinski di Lukasz Mrozinski è tutto questo e molto altro ancora. L’uscita del secondo album da solista e del decimo in carriera (con Merçe Vivo, Seminole, aSzEs0) è prevista per il 22 giugno 2018, ma già da marzo è possibile acquistare Mrozinski in formato digitale su Bandcamp (http://lukaszmrozinski.bandcamp.com).
L’artista italo-polacco, per questo album, ha voluto fare tutto da solo, fatta eccezione per le collaborazioni di Eros Giuggia ai fiati, al pianoforte e ai disturbi digitali e di Elisa Lacicerchia per le voci, mentre il tutto è stato missato e masterizzato da Carlo Barbagallo.
Il disco, composto da otto tracce, è diviso idealmente in due parti in cui a fare da spartiacque è Altago, l’unico brano strumentale, che parte dal silenzio e cresce nel segno della distorsione, per poi trovare una via d’uscita che gli dà ampio respiro e lo trasforma in una pausa dai suoni frenetici ed elettronici che lo precedono e che, in forme apparentemente placate e diverse, lo seguono.
Prima e dopo abbiamo alcuni fra i migliori pezzi di Mrozinski, anche se è difficile scegliere quello più rappresentativo, in quanto si tratta di brani talmente legati fra di loro e talmente spiazzanti, sia ad un primo ascolto che a quelli successivi, da rendere difficile la scelta. Sicuramente Cado, con la sua vertigine di fiati, che rievoca la velocità della caduta, per l’appunto, è uno dei momenti più alti della prima parte dell’album, insieme a Risveglierò, la cui coda elettronica è quasi un modo ideale per l’autore di prendere di petto l’ascoltatore e risvegliarlo, come se il titolo del brano non fosse altro che un proposito da rispettare come una missione.
Venti è invece la prima traccia della seconda parte di Mrozinski, un brano di un’eleganza e raffinatezza uniche, in cui il tema del tempo trova la sua più compiuta riflessione, che non si risolve in risposte, ma in ulteriori domande. Un tappeto sonoro che si arricchisce di minuto in minuto di nuovi suoni e nuovi ritmi, prima i fiati, poi dei ritmi quasi tribali e infine quelli elettronici, finché tutto non si amalgama col respiro del cantautore, per poi tornare al silenzio.
A chiudere il cerchio e l’intero lavoro il brano che è stato scelto come primo singolo, Nigdy Nic, nel quale Lucasz Mrozinski ricorre alle due lingue della sua vita, il polacco e l’italiano. Interessante notare come la sperimentazione quasi jazz e quella linguistica concorrano a creare un brano unico, disarmante e, ancora una volta, raffinatissimo e toccante. La voce di Mrozinski, nell’esprimersi in polacco, riesce ad essere ancora più cavernosa, ma allo stesso tempo incredibilmente dolce ed evanescente nel ritornello, soprattutto se confrontata con la parte in italiano.
Questo di Mrozinski è un grande disco di rock alternativo e di cantautorato italiano, tanto da permettere di affiancarlo ad un altro grande nome che è quello di Paolo Benvegnù.
In Mrozinski sperimentazione, talento e sensibilità compositiva fuori dal comune si mescolano per dare alla luce un album che si realizza pienamente nella tensione onirica e psichedelica verso una dimensione che sia a metà fra la luce del giorno e il buio della notte.