Firmato da Bobo Records e sostenuto da Puglia Sounds-TPP nell’ambito del programma “Puglia Sounds Records 2019 REGIONE PUGLIA – FSC 2014/2020 – Patto per la Puglia – Investiamo nel vostro futuro” – facciamo girare “Busy”, l’esordio ufficiale dei Mr. Bricks & the Rubble.
Un trio tutto italiano formato da Dario Mattoni, Nicola De Liso e Dado Penta, tre belle carriere tutte cresciute principalmente nell’ambito delle tante derive del rock’n’roll e del folk popolare… ovviamente su tutti vanno citati i Rekkiabbilly e i Folkabbestia, realtà che abbiamo ampiamente ritrovato anche di recente sulle nostre pagine. E oggi questo trio diventa un quartetto con le belle portanze di sax di Francesco Lomangino che, almeno per questo presente, ha restituito un sapore soul inevitabile a tutto l’ascolto. In circolo il video ufficiale “Voodoo Spell”.
Rock’n’Roll sano e viscerale. Anzi, direi anche ampiamente contaminato. Come sono nati questi brani?
La composizione è spesso uno strano processo alchemico, a volte basta un riff, altre volte un’idea ritmica. Molti brani sono nati così, provando e suonando insieme. Altri invece sono frutto di esperienze vissute, vere e proprie ‘riletture’ in musica di pezzi di vita vera.
Il contributo di ognuno di voi? Come si è sviluppato e in quale direzione?
Per le parti musicali molto hanno fatto riff di chitarra e alcuni vamp di basso. Alcuni brani sono anche nati da specifici ritmi di batteria. E i testi sono parte integrante del processo compositivo. Sicuramente Mr. Bricks è stato fondamentale nell’apportare materiale fresco e nuovo su cui lavorare, anche per le liriche dei brani. Il lavoro in studio è stato anche molto corale.
Collaborazioni esterne? Parliamo invece di tutto il mondo a contorno dei Mr. Bricks & The Rubble?
Importante la presenza di Rachel Geary, non solo come backing vocal ma anche come couch e per la supervisione dei testi. Inoltre l’apporto del sax in alcuni brani è stato per noi importante, soprattutto come preludio alla nuova virata della band.
In fondo questo mondo del rock’n’roll è sempre rimasto ai margini della scena indie e anzi non ha mai trovato punti di connessione. Secondo voi perché?
Il rock’n’roll, riferendoci strettamente agli anni ’50, è un genere con un suo vocabolario codificato, senza il quale diventa altro. È difficile mimetizzarlo con altri generi senza correre il rischio di sembrare posticci. Probabilmente non è possibile ‘indiezzarlo’, e forse è meglio così. D’altra parte noi amiamo definirci più come un combo r’n’b che r’n’roll in senso stretto.
Anche se penso che brani come “Voodoo Spell” abbiano preso una direzione simile… forse è il brano più indie del disco, che ne pensate?
È sicuramente il brano più ambizioso, ha aperto nuovi scenari sonori per noi. Un preludio a nuove produzioni, vedremo come evolverà il tutto. Molto spesso il fattore ‘indie’ è più una cosa di produzione dei brani (come suonano, come sono registrati e suonati) rispetto la composizione in senso stretto.
Prossimo futuro? Un progetto che nasce e muore qui oppure state pensando al nuovo disco?
Non ci fermiamo mai! Siamo ora diventati un quartetto stabile, lavoriamo sul nuovo live-show e già da mesi lavoriamo per il secondo album e abbiamo pronto un singolo registrato a Bristol da pubblicare a breve.