– di Assunta Urbano –
Ho visto per la prima volta Mox su un palco come leader dei Jonny Blitz, band romana pop rock, nel settembre del 2016. L’occasione è stata il Festival Park a El Chiringuito Libre, organizzato dal collettivo Borghetta Stile. Il gruppo ha condiviso la serata con Vangarella Country Club, Il Branco, Funkin’ Donuts e un ancora ignoto Flavio Pardini.
Mi è sembrato da subito un progetto interessante e genuino, anche “per chi l’ascolta la prima volta”. Poi, Marco Santoro – il volto che si cela dietro al nome Mox – ha portato i suoi compagni di viaggio nel suo percorso personale. Il passaggio da band a solista non ha delineato, per fortuna, nessuna perdita di autenticità.
Il disco d’esordio “Figurati l’amore” è uscito il 7 dicembre del 2018, sempre targato Maciste Dischi. Al debutto hanno fatto seguito tour, collaborazioni e tanto fermento, fino all’anno-baratro 2020.
All’alba di questo nuovo giorno, il cantautore ritorna a popolare gli ascolti del pubblico con un inedito singolo, “Vita facile”. Una riflessione leggera, spensierata, e un invito a imparare a godersi il proprio tempo.
Abbiamo interrotto una ricerca disperata di parcheggio di Mox, per farci raccontare del pezzo e di molto altro.
Dopo più di un anno, Mox pubblica un nuovo brano il 5 gennaio. Che significa tornare e farlo in un periodo come quello attuale?
È chiaramente una boccata di ossigeno il solo pensiero di tornare. Anche se si tratta di un ritorno fittizio, perché non c’è nessun palco, nessun pubblico. Le cose sono un po’ diverse, ma allo stesso tempo non sono tanto distanti da come le ho lasciate. Però, sono felicissimo. Non so descrivere quanto è stato difficile stare in silenzio per un anno e mezzo. Non sono stato del tutto fermo, ho scritto davvero tantissimo.
È interessante che alcuni aspetti non siano cambiati nel panorama musicale, nonostante una pandemia mondiale nel mezzo.
Lo scenario era ed è ancora oggi molto incerto, nessuno sa bene come affrontare la situazione con i concerti e le modifiche di capienza pubblico e biglietto. I problemi di chi lavora nel mondo della musica sono rimasti gli stessi. Paradossalmente sono successe tante cose nell’ultimo anno, ma sembra quasi di essere tornati al punto di partenza. È un po’ scoraggiante, ma non buttiamoci giù. Siamo ancora qui a lamentarci, quindi va bene!
Di cosa tratta “Vita facile”, il tuo nuovo singolo?
“Vita facile” parla della necessità e dell’importanza al giorno d’oggi di fermarsi un attimo per capire dove si sta andando. In realtà, la prima versione di questa canzone risale a quindici anni fa in collaborazione con un mio amico che adesso fa rap in Argentina. L’ho riascoltata da poco e l’ho trovata molto adeguata al periodo. Ci ritroviamo involontariamente costretti a riflettere, a farci domande. I tempi moderni dettano le regole e spesso si trovano mille scuse per evitare di affrontare la realtà. Ho scelto “Vita facile” sia come singolo che come titolo del nuovo EP, per ricordarmi che la vita facile alla fine non esiste. È come l’erba del vicino, la vita facile è sempre quella degli altri e mai la tua. Oltre ai problemi, c’è anche molto altro. La canzone è un invito a non dimenticarsi del resto.
Mentre i brani di “Figurati l’amore” cullavano l’ascoltatore, “Vita facile” è una sorta di invito a rialzarsi e riattivarsi. C’è un cambio di linguaggio, se paragoniamo la canzone ai lavori precedenti, e un’energia sulla scia degli anni Novanta.
Hai perfettamente ragione, c’è un linguaggio profondamente diverso. Ti ringrazio per averlo sottolineato. In un certo senso, avevo iniziato a sentire un po’ stretta l’etichetta del cantautore degli anni Sessanta. Sarà sempre una parte di me quel beat e non lo abbandonerò. Mi fa piacere, però, anche portare a galla altre mie sfaccettature e avere la possibilità di esprimermi. Mi sono divertito tantissimo e spero che piaccia al pubblico. Voglio continuare a sperimentare.
Cosa che dovrebbe essere alla base del lavoro del musicista, ma in Italia si rischia troppo poco.
Sono d’accordo. Sperimentare, ma anche sperimentarsi. Io non credo di aver inventato nulla di nuovo, è tutto molto old school.
Paragoneranno più volte Mox a Daniele Silvestri con questo pezzo, lo sai, vero?
Me la sono cercata, dici? [ride, ndr] Si tratta di uno dei miei eroi, miei miti, in vita. Ha già influito molto sulla mia scrittura. Nei miei anni più teneri, di formazione, non ho ascoltato che la “scuola romana”. È un complimento, senza dubbio.
Pensando, invece, ad una canzone, senza limiti di tempi e generi musicali, c’è un testo di un altro artista o di una band che vorresti aver scritto?
Tantissime, certo che sì! Quasi tutte le canzoni di Lucio Dalla, di Paolo Conte. In realtà, non provo invidia. Non vorrei averla scritta io, vorrei sapere come si fa a realizzare un pezzo, di quelli che ti aprono in due. Ci lavorerò.
Magari tra dieci anni a questa domanda qualche tuo collega mi darà il tuo nome come risposta.
Chissà!
Dall’esperienza con la band Jonny Blitz, fino al progetto solista Mox, sei salito sul palco per la prima volta undici anni fa. Che ruolo ha la musica nella tua vita? È stato difficile “scegliere” di intraprendere questo percorso?
La musica occupa tutta la mia vita; ha un ruolo fondamentale. Mi piacerebbe che diventasse il mio unico mestiere il prima possibile. Ci metto un impegno costante. Per me è inevitabile fare quello che faccio.
Pensi che la vita di un musicista in Italia potrà mai essere “facile”?
La vita del musicista è complicata per definizione. Un bravo artista prende spunto dalle difficoltà. Con la felicità non ci fa niente! [ride, ndr] La vita è difficile, ma se sei un musicista è un po’ più facile.
Per la proprietà transitiva, diventa più semplice anche per noi ascoltatori.
Questa è una cosa bellissima. Alla fine, si parla di riuscire a trovare uno sfogo. Senza dubbio il musicista si libera scrivendo una canzone, mentre l’ascoltatore lo fa consumando le cuffie.
A febbraio pubblicherai il tuo nuovo EP. Cosa dobbiamo aspettarci?
“Vita facile” sarà costituito da quattro tracce abbastanza differenti tra di loro, per linguaggio, tematiche, suoni e musicalità. Ho iniziato a lasciarmi andare. Non mi aspetto nulla, ma sono pronto a tutto. So solo che mai come adesso ho tante canzoni e moltissima voglia di farle ascoltare.