Anche questo mese, dopo l’ultima volta, mi trovo a dover scrivere di una band che a dir poco conosco bene: i Moseek, appunto.
Questo power-trio romano (dove “power” sta per energico, sia chiaro) gira da almeno 6-7 anni e le ha veramente provate tutte, incarnando secondo me la sintesi perfetta del modus vivendi ideale della band “nuova” italiana al giorno d’oggi.
La forza dei Moseek sta infatti nell’abilità, secondo me evidente, di saper vendere il loro prodotto musicale: in maniera onesta e accattivante al contempo. Sopratutto a chi, come me, non starebbe giorno e notte ad ascoltarli: ma d’altronde cos’è che di questi tempi ascoltereste h24? Neanche l’ultimo dei Radiohead o dei Muse, diciamocelo. Ho semplicemente fatto outing per tutti voi, dai. Yes, Week-End è la loro seconda uscita discografica, di raccordo tra il primo Tableau e ciò che verrà in futuro, a breve: «New Album Coming Soon» veleggia infatti imperioso sulla loro pagina Facebook.
Suoni puliti, voce in gran risalto, batteria e basso che vanno d’amore e d’accordo: così uniti nella sorte che finiscono quasi per darti fastidio. Se non hai le idee chiare, ovviamente. Non un pugno nello stomaco, non un calcio alle palle: forse un buffetto dal vago sentore erotico, questo è Yes, Week-End, un cd che non morde ma si fa desiderare nei giorni. Capita a me, che radiofonicamente sento il bisogno e la voglia di passarlo ad intervalli più o meno regolari e capiterà anche a voi, che ingenuamente pensavate di avere di meglio da fare.
Tanta fiducia ho dato loro, che guardo al loro terzo ignoto (finora) album con grande attesa: me lo immagino come una summa della loro determinazione, un greatest hits di quelli tutt’altro che autoreferenziali, dove gli inediti superano di 2 o 3 spanne i grandi classici.
Il primo singolo “Pills” mi aveva lasciato un po’ con la bocca storta – e non c’entra nulla la mia ben nota paresi – mentre “Steal-show” e “How To Believe” sono, tuttora, i brani che più mi convincono. Fatto tesoro di questo, secondo me i Moseek non puoi non ricondurli anche ad un certo pop (malsano) anni ’90, di cui loro hanno saputo fare razzia consapevolmente: sia chiaro, non possiamo che vederla come una qualità. C’è gente che è morta in quegli anni, convinta che determinate tendenze musicali fossero un tunnel senza fine. Il che è anche un po’ la forza dell’indie-rock secondo me, non meno dei Moseek: parlare alla pancia delle persone stuzzicandogli di striscio anche la testa. Tra Grillo e Bersani: la via di mezzo che tutti noi vorremmo poter far nostra.
Ed è bello scrivere di loro col mio nuovo Ipad mini, laddove la loro musica arriva bianca, trasparente ed ergonomica come questa cazzo di nuova tastiera wireless.
I 40 euro che sono fiero di aver speso per proferire le parole di cui sopra.
P.s. mi scuseranno gli androidiani alla lettura.
Valerio Cesari (L’urlo – Radio Rock)
ExitWell Magazine n° 1 (marzo/aprile 2013)