Amo tornare agli anni ’90, alla provincia meccanicamente abitudinaria, di solite strade e di notti consumate a sognare, dal bar di quartiere al benzinaio per i motorini… e qui torna il pop degli 883, interminabile e definitivo. Ma non è di pop che stiamo parlando, non è di quel suono e di quelle forma quadrate prevedibili a priori. Stiamo parlando di ruggine, veleno, ferro che raschia la pelle ma senza esagerare. Stiamo parlando del nuovo lavoro di Moscatelli, un Ep dal titolo “Morfina”: 4 brani acidi nei suoni, quasi new-wave nel mix di voce.
Lisergiche scritture come nel video della title track che apre l’ascolto, invito e manifesto a svegliarsi contro questa stasi che abbiamo addosso. E l’ostinata metrica delle voce e il muro rock delle chitarre quasi mi rimanda al crossover americano. E se “Sabbie mobili” si apre con quella progressione di note che richiamano “La Bamba” (paradossalmente), la soluzione corale delle voci che si appoggiano sulla melodia con quel fare dolorante e “annoiato” mi ricordano le soluzioni più facili di progetti come quello degli abruzzesi Voina. Forse in questo tratto del disco Moscaletti preferisce al classicismo dello stoner le più comode soluzioni indie rock alternativo… e che bel momento “punk” ha nel sangue questa coda strumentale. E direi che il punk rock è una colonna portante per “Il silenzio è d’oro”, fastidiosamente libera di essere anche poco ordinata (ovviamente è un complimento)… quasi di protesta sociale questa canzone che nella coda strumentale mi regala un poco di quei Negrita nelle timbriche e nel modo di pensare al solo di chitarre. E restano ancora loro nella coda dell’ultimo brano, “Illusioni del tempo”, e resta l’America nel disegno dei riff e nel gusto delle distorsioni. Insomma un bel momento vintage di puro rock alternativo italiano. E finalmente si suona… che bella rivoluzione per Moscaletti che abbandona soluzioni più comode d’autore per avventurarsi in un viaggio diverso ma decisamente a lui più congeniale. Almeno questo sembra…