Se di dualismo si tratta allora “Male”, come prima parte di un lavoro che troverà compimento con una seconda futura pubblicazione, è parte integrante della bellezza. Punti luce mescolati alle ombre, il tutto si compone anche di quello che non vediamo. Ma la narrazione dei Moostroo – ovvero Dulco Mazzoleni, Francesco Pontiggia e Igor Malvestiti – si fa più pop e quotidiana dentro un rock ruvido ai bordi, vintage dentro il sentimento e fascinoso di un tempo antico, il tempo della nostra adolescenza, di quelli che ai novanta hanno chiesto molto.
Un suono che tanto sembra inneggiare al passato, ad un’Italia anni ’70… o sbaglio?
Il disco è un prodotto di questi ultimi tre anni, suona come questi ultimi tre anni. Che rimandi agli anni ’70 può darsi nella scelta di alcuni effetti in post-produzione e forse anche per lo stile musicale, ma questo non ci pare faccia male ai tempi dei samples. Solo se si teme il tempo lo si segmenta a intervalli: il disco per noi è figlio del nostro tempo. In ogni caso per quanto ci riguarda, la ricerca dei suoni è stato un passo avanti del progetto. Inoltre molti suoni prodotti negli anni ’70 e già nei ’60, non anno pari con gli effetti sintetici delle decadi successive.
Forse anche condotto per mano dall’immagine di copertina… perché anche
qui il passato?
L’immagine di copertina non rappresenta il passato ma rappresenta una fase dello sviluppo, uno dei primi momenti in cui si comprende il peso della conflittualità sottesa alle cose del mondo. L’espressione spaurita e disorientata in un contesto che dovrebbe essere di verità e certezza. È evidentemente l’espressione di un cortocircuito e ci è parsa un’immagine piuttosto evocativa e critica del presente, più che del passato.
E restando sul tema mi viene da chiedervi: il male è anche
nell’abitudine di ricordare il passato?
Viviamo nel tempo che scorre inesorabile, è una durata che deve aver senso, ma il senso non piove dal cielo, lo si deve produrre responsabilmente, ciascun per sé, in un mondo di pari. Così idealmente dovrebbe essere. Il passato è esperienza vissuta e attraversata, il presente è l’esserci qui e ora, la presenza, essere presenti a se stessi, il futuro invece è proiezione, progetto, speranza, aspettative… insomma un gran casino. Riuscire a dar senso al presente con un occhio a come ci siamo misurati col passato, non ci pare una banale pratica per stare al mondo. Non c’è nostalgia, c’è consapevolezza del divenire delle cose in relazione le une alle altre.
E quanto male è stato seminato dentro di noi dal vivere il tempo
assurdo che abbiamo attraversato? In qualche modo questo disco ne è il
frutto?
Se ci si riferisce al periodo pandemico è evidente che qualcosa ha mandato in cortocircuito tanti fragili equilibri. Noi, da Bergamo, abbiamo vissuto momenti di altissima preoccupazione e profonda tristezza. Forse sì, il disco ha svolto molteplici funzioni: ci ha permesso di resistere, ci ha permesso di rielaborare gli stati d’animo, è stato forsanche una sorta di rituale esorcistico, una seduta terapeutica pubblica, un atto catartico.
E il suo “Lato-B” – ovvero il “Bene”, in quale tempo metterà le radici?
“Bene” è per metà finito. Le canzoni ci sono già, dobbiamo registrarne quattro. E manca la post-produzione. Vorremmo che uscisse l’anno prossimo.
E questa elettronica di rinnovamento sarà anche il vostro futuro d’ora
in poi?
Ribadiamo che il futuro è proiezione, progetto, speranza, aspettative…un gran casino. Procediamo consapevolmente un passo alla volta, cercando di gustarcelo. In futuro potremmo essere cultori della Disco o adepti del Death Metal. L’elettronica per noi ora è solo un assaggio, ci stiamo ancora misurando.