– di Giuseppe L’Erario –
Il disco d’esordio di Moci, nome d’arte di Marco Colagrande, cantautore romano classe ’97, è una buona prova di intimità e creatività, un racconto personale della visione esistenziale di un’età fragile come quella adolescenziale, e del passaggio a quella giovanile, più ostica dal punto di vista relazionale e consapevolmente più impegnativa. Questa transizione, che ognuno di noi si trova a dover affrontare, viene condita da una speciale “morbidezza” che dà il titolo all’intero lavoro e ne determina la struttura generale fatta di riflessioni e umanità. Morbido, infatti, inizia con un brano meditativo dal titolo Pensieri bellissimi: un’introduzione strumentale basata su un riff che ricorda vagamente il rock degli anni Settanta dà il la al fluido di un letto di parole vicine alla testualità indie italiana, immagini “veriste” che cozzano con il racconto dolce del bivaccare dei piccioni, i quali si rallegrano alla visione di un marciapiede comodo per sostare; un’analogia della vita di ogni uomo che cerca perennemente la sua tranquillità.
Telegiornale, sullo stesso mood, racconta con semplicità il naturale scorrere del comune operare, un viaggio esplorativo nelle capitali europee fatto con l’immaginazione di una coppia innamorata, giovane e sbarazzina. Coralli, invece, ha un sapore più anni Ottanta, con un sound soft e delicato e una ritmica sincopata che mette in discussione la struttura generale del brano, costituito su una base funky che rende l’ascolto curato e interessante.
Niagara è la forza che respinge con limpidezza gli attacchi esterni del mondo, proteggendoci in caso di necessità senza ledere la nostra inidoneità. Primo piano è un brano che infonde una scossa di adrenalina proveniente dal basso e fa ballare con semplicità e leggerezza. Mica Male è la storia di un amore innocente e genuino fatto di pura passione e paura per futuro. Tipico pezzo indie spudorato e contrastivo, mette a nudo il rapporto discordante tra testo e struttura musicale e rende tutto più singolare, sbalordendo l’ascoltatore che assapora l’ascolto in un modo distintivo. Morbido, anticipato dalla traccia minimale introduttiva Morbid (che quasi ricorda la suite composta da Parabol/Parabola presente nello straordinario disco dei Tool Lateralus), è la title track che cristallizza tutto l’intendo creativo di Moci, ossia quello di narrare storie di vita vissuta in modo semplice ma non banale, un chiaro segno di un singolare valore artistico.
Freddo occupa un posto speciale nella track list del disco; è una traccia più riflessiva e delicata, che sottolinea l’importanza di doversi collocare all’interno della società in modo da non farsi fagocitare senza aver minimamente combattuto contro le sue ingiustizie. Quest’ultima canzone dà spazio alla chiusura che omaggia un grande cantautore italiano. In mutande, un richiamo diretto alle immagini soggettive di Disperato erotico stomp dell’eterno Lucio Dalla, è la traccia chiude in bellezza l’album, e sintetizza le tematiche fin qui affrontate in continuità con la personalizzazione delle strutture melodico-testuali volute da Moci. L’artista romano ha scelto e perfezionato la sua musica senza considerare e prendere sul serio i cliché che la società propina ai più fragili, coloro che necessitano ancora di formarsi e migliorarsi, così da poter affrontare al meglio le difficoltà della vita e non cadere nelle grinfie dei malintenzionati.