Si intitola “Minor Mali” questo nuovo lavoro del quintetto più apolide del mondo del jazz, tanto per usare un nome che possa inquadrarli (o quasi). Ma forse usare etichette e denominazioni di origine controllata serve a ben poco. Un secondo lavoro di inediti in studio per i Minor Swing Quintet dove sono le sfumature a dettare legge e direzioni. Otto nuove tracce dal sapore africano quanto europeo, otto brani strumentali in cui troviamo anche la preziosa partecipazione di Fabrizio Bosso, del percussionista Mbar Ndiaye e di Jamal Ruggero. Da Bologna al Mali passando per quasi ogni parte d’Europa e dell’Africa. “Minor Mali” è anche il titolo del terzo brano di questa tracklist corredato da un bellissimo video che celebra a pieno questa cultura della contaminazione e dell’incontro tra i popoli: il vero mistero è l’equilibrio che i cinque musicisti bolognesi trovano partendo da lati spesso diametralmente opposti e congiungendosi in un centro di gravità privo di singolarità. Tante energie, spesso diverse, non ne creano una comune, ma una moltitudine che assieme si arricchiscono. Elettronica e non solo suono analogico. Soluzioni atipiche e non solo passaggi della tradizione. Che poi di tradizione forse non dovremmo neanche parlare…
Jazz ed oltre. Anzi tanto oltre o sbaglio?
Non sbagli. Il nostro tentativo è proprio quello di bypassare le etichette, e concentrarci solo ed esclusivamente sulla musica. Del jazz manteniamo l’approccio strumentale e improvvisativo, le strutture e l’idea di tema, per poi divertirci a cambiare le carte in tavola.
Avere un sound ibrido di questo tipo ci permette di proporre il nostro live a diversi tipi di pubblico, dal locale punk al jazz club.
E di elettronica? Ne vogliamo parlare senza doverci per forza riferirci a synth spietati? Che poi oggi la musica sembra quasi totalmente digitale…
Potremmo sembrare un po’ romantici, ma in un’epoca in cui il digitale impera, noi continuiamo a preferire la musica suonata “con mano” piuttosto che col computer. Detto questo, all’interno del disco non manca l’utilizzo di synth del nostro spietato tastierista Francesco Angelini aka Master!
“Minor Mali” sembra anche un disco per l’incontro etnico o sbaglio? Un bel video a corredo mi lascia questo significato… la vita è l’arte dell’incontro…
Bravo! Hai centrato esattamente il nostro messaggio: la vita è l’arte dell’incontro, della condivisione, del rispetto.
Solo così possono nascere nuovi linguaggi universali, come la musica. Nel nostro disco, “Minor Mali”, questo traspare, proprio nell’uso di tecniche provenienti da varie parti del mondo, come a rendere omaggio a tutte le culture.
Oggi cosa significa per voi restare fedeli ad una linea culturale ed espressiva oppure, come chiaramente fate nel vostro disco, stravolgerla entro certi limiti? Insomma il futuro è nello scoprire nuove forme o nel rivalorizzare il passato dei grandi maestri?
Dopo dieci anni di Minor Swing Quintet, sinceramente non ci poniamo più il problema di fedeltà o aderenza alle musiche del passato, ma cerchiamo di comporre i brani seguendo esclusivamente i nostri gusti personali, non ponendoci limiti particolari.
Che poi chiudendo, a proposito di maestri, vi lascerei parlare del grande Reinhardt…
A Django saremo sempre grati: ci ha fatto incontrare, ci ha fatto amare, ci ha fatto litigare, grazie a lui sono nati i Minor Swing Quintet!