Mettiamolo in circolo questo nuovo disco di Michele Fraternali. Disco di sospensione e di antichi presagi, mistico e spirituale con questo suono che lascia intravedere orizzonti mistici. Un basso solo, ricamato ad arte, con una bellissima personalità e gustose soluzioni melodiche, per palati assai fini. E poi due lunghe improvvisazioni a chiudere la tracklist di questo “In The Bass Magic”, titolo assai didascalico… e noi ci avviciniamo in punta di piedi, per non disturbare… ascolto contemplativo prima di tutto.
Domanda filosofica prima di tutto: un basso solo, può bastare?
Me lo sono chiesto anche io quando ho iniziato le prime composizioni sullo strumento, siamo sempre stati abituati ad attribuire al basso elettrico un ruolo di “accompagnatore” e in rari casi da “solista” ma quasi mai quello di “unico protagonista” delle opere che ascoltiamo.
Ovviamente si, può bastare e anzi, trovo molto stimolante la sfida di tirare fuori emozioni e nuove sonorità da questo strumento.
E non hai sentito il bisogno di colorare il tutto con altro? Cioè, era sufficiente la voce del basso?
Sinceramente non ho sentito il bisogno di colorare ulteriormente con altre voci, per quanto ascolto diversi generi musicali e variegati nella scelta degli strumenti, credo fortemente nel potenziale del basso elettrico, in particolare quello a 6 corde che offre un vasto range di suoni capace di avvicinarsi al pianoforte o alla chitarra baritona.
Nel momento in cui ho sentito che le idee che emergevano in fase di composizione rispecchiavano quello che volevo esprimere con una chiave più “minimal” non ho più avuto questi dubbi.
Oppure questi colori li hai ricercati dentro le soluzioni di produzione? Il suono del basso non resta mai solitario…
Si durante la produzione abbiamo lavorato sul suono e sugli effetti per colorare e arricchire il suono del basso senza mai denaturarlo.
Sovraincisioni? Esiste anche questo nel disco: perché questa scelta? E dal vivo come pensi di risolverla?
La scelta delle sovraincisioni è stata attuata per dare più sfericità e completezza alla linea principale del basso. Per quanto riguarda i primi 4 brani del disco, ossia quelli “compositivi”che hanno delle linee melodiche ben precise, il problema live non sussiste in quanto le tracce aggiuntive danno un rinforzo alla melodia del brano attraverso accordi e armonici. Le ultime due tracce del disco sono delle perfomance estemporanee live in studio che chiaramente hanno più linee di basso ma si tratta di un approccio “performativo” quindi ogni volta che si segue questa strada (anche live) nascono sonorità e idee differenti dettate dal momento.
Belli i video… esiste una dimensione spirituale, antica, atavica dietro il messaggio di questo disco?
Sono contento che i video trasmettano questa dimensione sia spirituale che ancestrale. Penso che la musica sia uno strumento potentissimo in grado di elevarci, farci stare bene e al tempo stesso di scavare nei meandri della nostra mente, suggestionarci oppure semplicemente dare libero sfogo alla nostra fantasia. Comporre questi brani mi ha dato modo di sperimentare tutte queste cose e di scoprirne tante altre all’interno di me stesso, attraverso l’utilizzo del “solo” basso, proprio per questo lo reputo uno strumento “magico”…e quindi… “In The Bass Magic”.
Vi ringrazio per questa intervista, invito a tutti di ascoltare questo disco mettendo da parte la mente critica e lasciare che questi suoni vi permeano l’essere.