– di Giacomo Daneluzzo –
MESA, nome d’arte di Mattia Mitrugno, coltiva fin dall’infanzia la passione per la musica. Trasferitosi da Mesagne (BR) a Milano prende parte a diverse esperienze televisive, tra cui Ti lascio una canzone e The Voice of Italy. Partecipa al gruppo Made in Italy e intraprende un progetto solista, con cui pubblica i singoli “Colpevole senza colpe” e “Che Guevara”, realizzato in collaborazione con Esposito.
Ecco che cosa ci ha raccontato!
Vieni da Mesagne, in Puglia, e “MESA”, il tuo nome d’arte, viene dal nome di questo posto. Come mai quest’omaggio alla tua terra d’origine? Che cosa rappresenta, che rapporto hai con Mesagne e con la Puglia?
La mia terra d’origine è dove sono nato, dove ho fatto le prime robe e dove ho cominciato a scoprire che cos’è la musica per me. È dove è iniziato tutto. Mi sono trasferito a Milano a quattordici anni, in prima superiore, ma i primi passi li ho fatti giù e Mesagne mi ha formato.
Quindi i “primi passi” risalgono a quando eri davvero molto giovane!
Sì, sì, più che altro alle feste di paese, eh, ma assolutamente sì.
In ogni caso sei più milanese di tanti milanesi, se ti sei trasferito a quattordici anni. Ti ha influenzato anche questa città?
Milano è stata la città della scoperta, per me, e mi ha formato a livello musicale, a partire dai miei studi, per poi proseguire nella mia carriera lavorativa. Gira un po’ tutto intorno a Milano, quindi sono molto contento di essere qui. Mi ha influenzato moltissimo, nel mio lavoro, anche solo per tutte le conoscenze che ho fatto, qui.
Hai fatto una serie di esperienze: da Ti lascio una canzone a The Voice, alla band Made in Italy. Quali sono stati i passaggi fondamentali del tuo percorso artistico?
Con Ti lascio una canzone, da ragazzino, ho scoperto una realtà nuova, quella della televisione, e ho cominciato a capire un po’ di cose. Il passaggio successivo è stato quando dopo aver finito questo tipo di esperienze mi sono messo a studiare, in un’accademia musicale di Milano, mettendomi più dietro le quinte. Ho lavorato per altri artisti, ho scritto per loro, li ho prodotti, ho aperto un’etichetta discografica…
A livello creativo, di scrittura o composizione, che differenze ci sono tra scrivere o comporre per te e farlo per altri artisti?
Sicuramente è diverso, perché comunque quando scrivo per altri artisti metto sul piatto altre situazioni ed emozioni, mi faccio raccontare dall’artista. Invece quando scrivo per me scrivo delle mie emozioni e sensazioni e mi piace cercare di dare un mio messaggio. Quando scrivo per qualcun altro devo sempre trovare la chiave giusta all’interno della sua storia.
La tua biografia di Instagram dice: «Scrivo pensieri». Che cosa intendi?
Sono un tipo molto pensieroso, mi faccio i miei viaggi e da questo nascono le canzoni.
Come ti descriveresti come artista e come persona?
È una domandona! Sono una persona molto terra terra, per così dire. Sono riflessivo, ma anche molto intuitivo: nel mio lavoro quando mi capita di sentire in un brano che “può andare” sono disposto a buttarmi anche subito a capofitto, senza pensarci due volte. Cerco di avere fiuto.
I due singoli ufficiali, “Colpevole senza colpe” e “Che Guevara” mi sembrano scritti in modo molto spontaneo. Mi racconti qualcosa su queste due canzoni?
Sì, sono assolutamente scritte in modo spontaneo. “Colpevole senza colpe” racconta la storia di un continuo riprendersi, nonostante tutto, e parla del fatto che a volte ci sentiamo colpevoli anche di cose che in realtà capitano da sole, nella vita. Invece “Che Guevara” è un brano molto più spensierato, che riprende un personaggio della storia e lo usa per parlare del mondo di oggi.
“Che Guevara” è più pop, sull’indie cantautorale. Come mai questo switch?
Collaborare con Diego Esposito mi ha portato in un mondo che mi è sempre appartenuto, anche se in passato ho preferito usare altri sound. I prossimi singoli che usciranno andranno a prendere un po’ da una parte e un po’ dall’altra, perché mi ci trovo bene, su questo genere.
Com’è andata la collaborazione con Esposito? Qual è la genesi di questo brano?
Ci siamo trovati per sbaglio in studio e niente, dalla voglia di fare qualcosa insieme è nato un brano.
Ci sono dei nomi di artisti con cui avresti voglia di collaborare, in futuro?
Di artisti grossi mi piacerebbe molto collaborare con Max Gazzè o Gazzelle. Tra i nomi più “nuovi” uno che stimo moltissimo è Emanuele Aloia, se no anche Davide Shorty.
A proposito di “Che Guevara” ho letto che l’arredamento dello studio ha dato vita a questo brano: qual è di solito il tuo processo creativo, se ne hai uno tipico?
Mi era venuta in mente una melodia, poi ci siamo trovati in questo studio e la prima cosa che si notava è un quadro appeso in studio, da cui è partito il testo. Ma c’è anche una storia molto divertente inserita in questa canzone: un giorno sono inciampato e mi sono rotto un dente sul tavolo. È un brano pieno di pezzi della mia vita quotidiana.
Che Guevara, personaggio iconico: che cosa rappresenta per te?
Per me rappresenta un rivoluzionario, nel bene e nel male un personaggio che rimarrà nella storia per sempre. Un personaggio da ricordare.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Appena sarà possibile voglio tornare a fare live! Usciranno sicuramente altri brani, ma si tornerà live il prima possibile.