Stefania Megale e Francesco Paolino costruiscono istantanee, sagomate dall’istinto e lasciate ad essiccare immerse nel gusto di fare un certo tipo di musica. Sperimentazioni, di suono ma anche di forme: si fanno chiamare Megàle e questo disco assolutamente interessante si titola “Imperfezioni”. E sono inediti che rifiutano la forma canzone pop, quella conosciuta, rifiutano le scelte convenzionali, rifiutano la normalità. Voce e sint e chitarre e credo che, oltre la voce di lei, non ci sia altro di tangibile e concretamente ottenibile senza l’ausilio dell’elettronica digitale. E sono canzoni che non hanno etichette a cui appigliarsi per darci coordinate, per preparasi all’impatto. Bellissimo il video della title track del disco: lisergico e visionario, degna vetrina di quello che sono, di quello che è il suono e la filosofia di un lavoro che culla in se il concetto dell’uomo, della verità e della bellezza come origine prima delle imperfezioni. Errare è umano e i Megàle sanno bene come estraniarsi da ciò che è concepibile a priori per raccontarcelo. Questo disco l’accosterei alla solitudine dei numeri primi.
Partiamo dal concetto di destrutturazione. Una totale rottura con i cliché della forma canzone. Come mai questa necessità?
È una necessità nata dalla natura dei brani stessi e da ciò che volevamo esprimere. Ad esempio ‘Viaggiatori Onirici’ per noi rappresenta un viaggio all’esterno di sè, in un’altra dimensione, per questo risulta difficile rinchiudere il brano in una struttura. Rappresenta un continuo fluire, una fuga dalla ripetitività… non abbiamo sentito il bisogno di un ritornello.
Forse “Stato di Quiete” si avvicina un po’ di più alla forma canzone. Il viaggio in questo caso è interiore e la ripetitività lo aiuta e lo sostiene.
Non siamo partiti con l’idea che avremmo stravolto la forma canzone, abbiamo solamente dato forma ad ogni brano partendo dalle esigenze di ciascuno di essi, valutando caso per caso.
Qualcuno potrebbe citarvi come dei progressisti facendo ampio riferimento al rock progressivo che spopolava in Italia negli anni ’70… voi cosa rispondereste?
C’è un’idea di ricerca che probabilmente ci accomuna con il gusto progressive, da un punto di vista armonico, melodico ma anche testuale.
Sicuramente al giorno d’oggi un tipo di musica del genere non è adatta a un ampio raggio di pubblico ma la volontà è stata quella di creare ciò che ci piacerebbe ascoltare. Oggi.
Un disco manifesto per restituire verità al proprio esistere. Io l’ho letta così… sbaglio?
Non sbagli: è esattamente così. Un percorso che ho fatto io stessa per prima su di me. Una sorta di terapia. Tendo a cambiare forma spesso, ad essere alla continua ricerca di chissà cosa, il più delle volte brancolo nel buio. Esattamente come chiunque altro! Mi rassicura molto il fatto che ciò che scrivo possa risuonare ad altre persone che hanno un sentire comune al mio. Sono estremamente contenta, poi, se l’ascoltatore alla fine troverà ulteriori domande, invece di ricevere risposte.
Dunque possiamo affermare anche con voi che ci troviamo in una società che sottilmente strumentalizza, condiziona e insegna ad esistere secondo cliché che sopprimono la vera potenzialità di un individuo?
Sì, ma anche no.
Sì, perché c’è la tendenza a imitare modelli. Ovviamente questa è una cosa che esiste da sempre, però ora questa cosa è molto amplificata dai social network, che di per sè sono un mezzo bellissimo e utile. Rischiano però di creare un vortice di ossessione verso l’apparenza, e questa deriva estrema sinceramente credo possa essere dannosa verso le ‘anime più fragili’. Il rischio inoltre è quello di un appiattimento di contenuti.
No, invece, perché credo che oggi un individuo abbia davvero un’esplosione di possibilità davanti a sè. Inoltre ciascuno di noi con la propria identità può trovare comunanze con persone anche molto lontane e questo aiuta a dare sicurezza. Un tempo – soprattutto in realtà molto piccole – tutto ciò non era possibile.
Eppure, citandovi, siamo come acqua. Eppure siamo energia. Eppure potremmo essere in continuo movimento. Ed invece…
L’acqua è energia. Che può prendere infinite forme. Può fluire, può sviluppare potenza in maniera esponenziale ma può anche ristagnare. Gli esseri umani sono così. La loro energia è così. Possiamo passare anni totalmente ‘addormentati’ su noi stessi e poi in un attimo – basta un attimo soltanto – cambiare radicalmente, metterci in moto e rivoluzionare il nostro mondo. E la nostra energia può essere contagiosa, può travolgere tutti quelli che abbiamo attorno. Provare per credere! Cosa ci impedisce di fare ciò che vogliamo, di essere chi vogliamo?
Che responsabilità, che significato… in soldi, che cosa chiedete a questo disco? A chi e come pensiate arrivi alle persone?
Spero che arrivi non come un messaggio pretenzioso o autoreferenziale. Mi auguro insinui dubbi ma soprattutto voglie e desideri, che sono il motore di ogni ricerca personale, spirituale e di realizzazione nella vita. Penso che ci sia necessità di affrontare l’ascolto del nostro disco tutto d’un fiato, se possibile. Dopodiché, consiglierei un ascolto protratto nel tempo, ripetuto. Perché ci sono diversi livelli di lettura e molte sfumature da cogliere che forse in un primo ascolto potrebbero sfuggire.