– di Assunta Urbano –
Conosciamo Max Casacci soprattutto come chitarrista e fondatore dei Subsonica. Ma il lavoro del musicista non si ferma di certo qui e comprende esperienze da produttore, dj, compositore e sound designer. L’unico comune denominatore che unisce tutti i progetti è l’irrefrenabile desiderio di sperimentare. Una ricerca sonora continua e inarrestabile.
Nel dicembre del 2020, l’artista torinese pubblica per Sugar Music “Earthphonia”, un album interamente realizzato con i suoni e i rumori della natura.
Abbiamo incontrato Max Casacci al live a Parco Schuster, a Roma, domenica 10 luglio, poco prima dell’inizio dell’esibizione con il geologo Mario Tozzi. Così ci siamo tuffati in questa atmosfera unica nel suo genere.
Partiamo dal principio, come ti sei avvicinato a questi suoni?
Mi occupo di trasformare i rumori in musica ormai dal 2011. Ho iniziato alla Biennale di Venezia a convertire un ambiente di lavorazione del vetro in “musica in vetro”. Insieme a Daniele Mana abbiamo realizzato un’opera per una mostra di arte contemporanea. Abbiamo fatto diventare una fornace di Murano un corpo ritmico, con il soffio del fuoco abbiamo creato una cassa e simulato la fisionomia di una batteria immaginaria. Abbiamo mescolato con gli strumenti. Il risultato è stato così incoraggiante che ne è venuto fuori un album, dal titolo “Glasstress”.
Da lì in poi mi sono sempre più avventurato nella trasformazione degli ambienti sonori, da far scomparire gli strumenti e da ricavare anche la parte melodica e armonica dalla materia grezza. Mi sono sempre relazionato alla città, come mio elemento di riferimento. Solo in tempi più recenti, ho cambiato percezione. Durante una vacanza, ho scoperto che in un’isola vicino Malta, Gozo, c’erano delle pietre in grado di emettere suoni. La cosa incredibile è stata che registrando con il mio amico Luca Saini – ha realizzato anche un video di questa giornata che mi ha cambiato la vita – abbiamo scoperto che questi sassi si comportavano come una sorta di orchestra. Quello che era un semplice gioco di un giorno di vacanza ha dato origine a un brano.
Invece, come ha preso il via questo progetto?
È nato tutto così. L’artista Michelangelo Pistoletto si è appassionato e mi ha chiesto di trasformare il suono dei fiumi di Biella per realizzare un’opera contestualizzata in un percorso chiamato “Terme Culturali”. Ho elaborato tecniche e approccio per poter estrarre una storia sonora che avesse uno sviluppo orchestrale.
Ho iniziato a lavorare poi con i suoni degli oceani, con il delta del fiume Po. Mentre acquisivo quei suoni, è arrivato il lockdown ed ho iniziato a lavorarci in casa. Una dimensione che ha dato nuovo significato al progetto. Stava suonando un campanello d’allarme, quello della crisi climatica. Pensando al mondo che sarebbe venuto, ho dato vita all’album “Earthphonia”.
Ogni brano mi sembrava avere una storia a sé. La musica per me deve emozionarti e conquistarti senza che tu sappia che non ci sono strumenti musicali. Ovviamente poi è appassionante scoprire cosa si nasconde dietro. Per ogni pezzo, ho incontrato una figura chiave. Michelangelo Pistoletto per il fiume. Mariasole Bianco, una biologa marina, mi ha insegnato tantissime cose sull’oceano e mi ha regalato una banca di suoni accumulata nel corso degli anni. Analogamente il botanico Stefano Mancuso, mi ha fatto conoscere ciò che emettono le radici. Questa storia si è arricchita di elementi e di persone.
Dal disco, pubblicato nel 2020, Max Casacci arriva al live. In che modo è strutturata l’esibizione dal vivo?
Non faccio il conto degli anni in cui faccio musica, che poi mi impressiono [ride, ndr]. Anche se io vivo a trecentosessanta gradi lo studio di registrazione, da musicista, produttore e sound designer, da sempre per me la musica è il live. Mi sono lasciato la possibilità di improvvisare.
In più, quando i calendari si allineano, riusciamo a unire il tutto con la voce e le parole di Mario Tozzi. Musica e narrazione, per rendere il viaggio più immersivo. Si dà spazio alla parte visiva con il visual designer. La copertina di “Earthphonia” è stata creata da Marino Capitanio in realtà aumentata, mettendo insieme oggetti che nella realtà non esistono. Lo stupore è il sottotesto. Dal vivo i video che lui ha creato vengono manipolati dall’artista Akasha. È tutto basato su ciò che succede al momento. Si parte da suoni immersivi e si termina quasi a ballare, c’è un crescendo.
Al lavoro si aggiunge la presenza del geologo Mario Tozzi. Ci racconti di questa collaborazione?
Si tratta di un progetto che non poteva in alcun modo rimanere bloccato nel formato streaming. Così abbiamo pensato a libro e cd e sono riuscito a intercettare Mario Tozzi. Devo dire che forse lui è stata la figura che più mi ha incoraggiato riguardo l’opportunità di pubblicare un album. Anche dal punto di vista ambientalista, riuscire ad affrontare l’argomento dal lato delle sensazioni è un’operazione interessante. Poi è entrato a bordo lui inserendo il suono dei vulcani.
Musica e natura, come musica e attualità, sono strettamente collegate. In un periodo difficile dal lato dell’emergenza climatica, cosa può fare il musicista per intervenire?
La musica ha sempre avuto un ruolo chiave. La mobilitazione non può esprimersi soltanto con un insieme di temi, quella è la parte concettuale e contenutistica. La musica aggiunge qualcosa in più. Anche se il musicista non scrive un testo su un tema, è importante si interessi all’argomento, che partecipi quando è il caso. Mi è successo di suonare “Earthphonia” per i ragazzi di Fridays For Future e per la cellula torinese Extinction Rebellion. Il mio progetto nasce proprio come battaglia per l’ambiente.
Se parliamo di musica in generale, basta dichiararsi, non nascondersi dietro gli strumenti, non aver paura di essere aggrediti, soprattutto sui social. Capisco che sia difficile, ma la musica viene generata dalle relazioni, dai conflitti, dai linguaggi. Deve poter riflettere scenari complessi. Ciò che la musica può fare è mettersi a disposizione di quella che è la mobilitazione più importante dall’inizio della storia dell’umanità. Riguarda indistintamente tutti quelli che vivono su questo Pianeta. È stato incoraggiante vedere che proprio i giovani si siano presi cura della causa e siano scesi in piazza. Anche noi con i Subsonica siamo intervenuti, cercando di proteggere la nostra idea. Ci siamo stretti intorno a loro. La musica riesce a creare un legame invisibile.
E l’uomo invece? Cosa può fare, secondo Max Casacci?
Per me è molto chiaro: bisogna passare attraverso la politica. L’individuo, da solo, può fare ben poco. Senza una rivoluzione di pensiero non succede nulla. Deve essere un respiro collettivo. I ragazzi di tante associazioni sono riusciti a ribaltare la narrazione del mercato. Quando l’economia cambia è tutto diverso. Possiamo fare tante scelte personali, ma i risultati si avranno andando a stanare la politica dalle sue responsabilità.
A sua volta, cosa può fare la natura per l’essere umano?
Lo insegnano a scuola alle prime lezioni di musica: gli strumenti musicali nascono proprio per imitazione e osservazione della natura. Ovviamente per risponderti, può fare moltissimo. Ci sono studi che dimostrano come alcuni luoghi abbiano sonorità di base che incidono sul carattere delle persone locali. La natura suona, è necessario saperla ascoltare. L’intervento dell’uomo spesso nasconde tutto. Il mio processo è di estrema manipolazione. Applico una narrazione arbitraria e cerco di restituire il ritmo, l’idea che ho personalmente.
In una società come quella odierna, è ancora importante che la musica trasmetta un messaggio?
Tendo a fare molta attenzione a quella che in passato è stata la definizione di “dare un messaggio”. Scrivere una canzone su un tema, per quanto ci siano pezzi simbolo, significa a volte anche salire sulla cattedra. Non tutti possono permettersi di esporre la loro vita. Credo che la musica debba poter essere un aggregatore, una forza di incoraggiamento di un’azione collettiva.
Anche l’elettronica che spesso non ha parole può dare spazio. Mi è successo con i Deproducers. Pur arrivando, io, Gianni Maroccolo, Vittorio Cosma e Riccardo Sinigallia da un mondo di canzoni, la scienza in quel caso ha completato l’elemento narrativo. La musica può e deve trovare nuove forme per riuscire a supportare tematiche come quella dell’ambiente. Non dobbiamo replicare il passato. Bisogna sollecitare i ragazzi a prendere delle posizioni, lasciando spazio a linguaggi innovativi e a chi rappresenta un tassello evolutivo nel mondo dell’arte.
Max Casacci – “Earthphonia” Tour
17/07 – PESARO, Ulisse Fest
EARTHPHONIA EVOLUTION con Telmo Pievani
22/07 – OSSERVATORIO ASTRONOMICO TORINO, A Starlight Serenade
EARTHPHONIA LIVE
29/07 – VENAUS (TO), Festival Dell’Alta Felicità
EARTHPHONIA LIVE
30/07 – S. Severino Lucano (PZ), Open Sound
EARTHPHONIA LIVE
30/08 – BASSANO DEL GRAPPA (VI), Operaestate Festival
EARTHPHONIA SAPIENS con Mario Tozzi
date Max Casacci in aggiornamento