– di Veronica Proia –
Mauro Sità è un artista che attraverso una variegata carriera ventennale è riuscito a creare diverse identità senza mai peccare di incoerenza. Il rapper torinese presenta dietro il nome di Mauràs il primo disco da solista, per l’etichetta Bonnot Music. Dico sempre la verità viene anticipato dal singolo Capitalunedì che potrebbe rappresentare il manifesto di un progetto conclusivo di un percorso e inaugurante una nuova fase.
Questo album firma il tuo esordio da solista, ma, come abbiamo anticipato, tu sei attivo dagli anni ’90 e hai portato avanti diversi progetti, come si coniuga il tuo passato con il tuo presente
Sono partito facendo un po’ di cose tutte diverse tra loro fino ad arrivare a creare la musica che davvero mi rappresenta. Ho fatto inizialmente esperienza da dj, poi altri progetti da solista sotto il nickname dj Koma e Mauràs era sempre stato solo un secondo nome. Questo disco lo vedo come la fine di un processo, un cerchio che si chiude. Ho trovato il mio suono, il modo di scrivere in cui mi riconosco, tutto anche grazie al mio produttore Bonnot. Diciamo che il mio percorso artistico lo vedo come una evoluzione e mi sento approdato, non nel senso di “arrivato” ma al punto in cui ho trovato cosa davvero voglio fare. Il percorso è stato lungo ma così ho più esperienze collezionate.
Le collaborazioni che vediamo in questo disco, da Willie Peyote a INOKI NESS, te le porti dietro proprio in virtù di un passato denso?
Si, ad esempio con Willie Peyote già avevo collaborato, ho prodotto alcuni brani suoi di Educazione Sabauda, c’è una stima reciproca quindi, nel disco più importante della mia vita, volevo ci fosse. Lui poi mi ha fatto una sorpresa mandandomi il ritornello il giorno del mio compleanno.
Mi è piaciuta molto una tua frase: la libertà inizia dall’ironia.
Penso che la capacità di ridere sulle cose paradossalmente ci faccia prendere decisioni serie in modo migliore. Sdrammatizzare è una soluzione alla realtà, fa stare bene te e chi ti sta intorno. Affrontare tutte le questioni con la giusta dose di leggerezza può essere un modo per arrivare a più persone e farle ragionare anche su cose più profonde, specialmente nella musica.
Questo si rispecchia un po’ anche nella scelta di diversi generi che confluiscono nelle tracce del disco, mi sembra di capire. Si tratta di una tua precisa esigenza oppure ha un altro significato?
Sia io che Bonnot abbiamo un background ricchissimo, dalla black music, al punk e rock. Così abbiamo deciso di lavorare in base ai testi principalmente accostandoli poi ai suoni più adatti, ragionando di canzone in canzone e riportando il percorso fatto fino a quel momento. Una specie di omaggio a tutto quello che ci ha formati.
Si possono citare alcune di queste influenze che ti hanno contaminato?
Veramente la lista potrebbe essere infinita, da Tupac ai Clash, dagli Oasis a Bob Marley. Sono un fan della musica a tutto tondo. Ma la cosa che ci tengo a dire è che conoscevo già Bonnot e per me è sempre stato il produttore migliore in Italia. Nel momento in cui ci siamo ritrovati per me è stato come essere in un parco giochi, abbiamo gli stessi gusti a livello musicale quindi finalmente mi sono sentito di poter fare quello che mi piace spaziando ovunque. Oltretutto era anche una esigenza che sentiva lui quindi ci siamo davvero trovati nel momento giusto e il disco è figlio di questo. A coronare il tutto ci sta il fatto che entrambi non siamo proprio giovani ma cerchiamo di renderlo un punto a favore, che ci ha permessi di maturare una esperienza che ha marchiato questo esordio.
Dal capitalismo alla difficoltà delle relazioni, dal quotidiano al generale, quale potrebbe essere il filo conduttore che lega i brani del disco?
L’ironia, senza dubbio.
“Luoghi comuni ne abbiamo, scegline uno e ci andiamo”, in quale luogo comune ti tufferesti tu figurativamente, se dovessi scegliere?
Quello che probabilmente dice “bisogna andare via dall’Italia”. Molto spesso ci si aggrappa a quelle frasi “ah se potessi me ne andrei”, in realtà possiamo e tornassi indietro ai miei vent’anni andrei proprio via.
Abbiamo parlato di un percorso evolutivo, vedi già il proseguimento di questo progetto?
Adesso ci stiamo concentrando sulla promozione dell’album, da settembre partiremo con le date e stiamo costruendo un live suonato a tutti gli effetti. Con me e Bonnot sul palco ci sarà il chitarrista e poi si punta ad evolvere lo show anche inserendo un batterista.