-di Assunta Urbano-
Che cosa succede se il chitarrista di una band pop come i Pinguini Tattici Nucleari dà il via a un progetto progressive e post rock parallelo? Niente. Che dovrebbe accadere?
Il 25 febbraio scorso, Lorenzo Pasini pubblica “Low Lights”, il primo singolo del suo nuovo percorso: Material Fields. Al capitolo iniziale seguirà l’album d’esordio, in uscita proprio questa primavera sulle piattaforme streaming e gli store online.
Non è la prima volta che il chitarrista si avvicina a queste sonorità. A gennaio 2020, infatti, ha collaborato con la band rock Marsyas.
Material Fields è un progetto solista, in cui entrano in ballo influenze di Porcupine Tree e Nine Inch Nails, fino ad arrivare alla scena contemporanea pop ed elettronica. “Low Lights” ci ha incuriosito, così abbiamo deciso di scambiare quattro chiacchiere con Lorenzo Pasini per farci raccontare qualcosa in più riguardo la sua creatura.
Nello strano mondo in cui stiamo vivendo attualmente, come nasce Material Fields?
L’idea ha preso il via nel 2020. Il risvolto leggermente positivo della pandemia è che mi sono trovato con tanto tempo per dedicarmi anche ad altro che non fosse il mio lavoro principale. Così, ho iniziato a scrivere. Nel corso del tempo, ho raccolto del materiale e una buona parte mi sembrava risultasse coerente. Visto che non si sposava con niente che avevo già in cantiere, ho pensato di mettere su un nuovo contenitore della musica nata negli ultimi due anni.
La seconda domanda è inevitabile, ma forse anche ripetitiva. Qual è il motivo che ti ha portato a un progetto progressive e post rock – anche se non è il primo del genere tra le tue esperienze – un po’ distante dal mondo in cui il pubblico ti ha conosciuto?
Come dicevi anche tu, ho già avuto esperienze in un gruppo incentrato più sul progressive, Marsyas. In quel caso, però, si trattava di un’avventura più corale. Sono appassionato del genere da molti anni. È un input artistico che ho sempre avuto dentro di me e ogni tanto tende a emergere. Stavolta, si è trattato di qualcosa di diverso dai percorsi precedenti, per questo ho pensato di creare ex novo Material Fields. Sicuramente questo non è il motivo per cui la maggior parte delle persone conosce il mio lavoro, ma tra me e il progressive è sempre stato amore.
Ho sempre pensato fosse molto interessante, e suppongo anche complesso, portare avanti progetti paralleli.
Ti ringrazio molto. Chiaramente non sono David Bowie, ma mi piace ascoltare tanti generi diversi. Per me, è naturale cercare di dare uno sfogo creativo alla musica che viene. Si può definire progressive per un 60%, ma dentro c’è di tutto: a partire dai Nine Inch Nails, fino alla musica grunge anni Novanta. C’è anche James Blake, come non mancano ispirazioni più contemporanee. Racchiudo tante parti del mio universo musicale di riferimento.
Parliamo del primo capitolo di questo percorso. Di cosa narra “Low Lights”?
A livello testuale, la canzone descrive il mio rapporto con la spiritualità, che non coincide nel mio caso con la religione. È come se analizzassi la parte meno razionale e meno materiale, dalla spiritualità laica, fino alla ricerca di un proprio equilibrio. Secondo me, non siamo in un mondo che incoraggia questo tipo di ricerca per una serie di ragioni, come la caduta degli ideali del Novecento e tutte le conseguenze storiche. Mi sento come se ci fosse qualcosa da dover accettare, ma non ci riesco mai davvero. È come se fossi immerso in un flusso, che non riesco veramente a leggere. Infatti, la mia posizione a riguardo è ancora molto incerta, sicuramente perché la spiritualità è un tema a cui ho dedicato parte limitata della vita. Sento che ho ancora tanta ricerca da fare da questo punto di vista e non può che giovarmi.
L’inizio di una nuova ricerca personale.
Lo è, alla fine tutta la vita è la ricerca di un proprio equilibrio. Se si è fortunati, si sperimentano tante prospettive diverse. I punti di partenza difficilmente sono unici.
In questa primavera uscirà il primo album targato Material Fields. Si seguirà lo stesso filone o ci saranno sorprese? Ci dai qualche anticipazione?
Ci saranno dieci pezzi e un filo conduttore tra loro. Pubblicherò un altro singolo poco prima dell’uscita del disco. Un brano molto diverso da “Low Lights” per tante ragioni.
Sulla copertina del singolo c’è questo specchietto rosa, in cui non si riflette nessuno. Sembra la pausa di chi sta facendo un viaggio e si ferma a pensare alla strada da percorrere. Che cosa rappresenta quest’immagine?
L’immagine è stata creata cercando più una sensazione visiva che un concetto. Ero in campagna a fare una passeggiata con la mia ragazza. Tra le foto che abbiamo scattato, mi ha colpito molto questa. Volevo comunicasse un misto di serenità e malinconia. Mi piaceva l’idea di uno specchio che riflette una realtà leggermente diversa da quello che è il mondo circostante. Ciò che vediamo è un’immagine distorta. È come se lo specchio fosse una porta. Questo è il mio modo di sentire il pezzo.
Lorenzo Pasini, nelle vesti di Material Fields, dove sta andando e in che direzione vuole dirigersi nel futuro?
Da un punto di vista artistico, per quanto sia banale, voglio continuare a sperimentare e cercare nuovi stimoli. Spero di riuscire a esprimermi sempre meglio. Dal lato fattuale, al momento sono concentrato sul pubblicare il prossimo singolo e successivamente l’album. Poi, i prossimi mesi sarò impegnato con i Pinguini Tattici Nucleari con i live, finalmente. Sembrerebbe essere la volta buona, speriamo.
Intervista davvero molto interessante, ad un artista davvero capace!