– di Giacomo Daneluzzo –
Che cosa vuole la volontà di potenza? La volontà di potenza vuole se stessa – e nient’altro.
(Friedrich Nietzsche)
Era da tempo che aspettavamo l’uscita del primo disco ufficiale di Marta Tenaglia, che nel 2020 ha iniziato a farsi notare con qualche singolo e che, nel corso di questi ultimi anni, ha saputo costruire attorno a sé un immaginario particolare e riconoscibile. “Guarda dove vai” è il suo esordio ufficiale, esce per l’etichetta indipendente Costello’s Records e comprende nove brani: i sei singoli estratti precedentemente più tre inediti: “Ikea”, “Presomale” e “Sono oceano”. Tutti i brani sono caratterizzati da un grande equilibrio tra l’anima più poetica e cantautorale e quella più elettronica e sperimentale e raccontano magistralmente l’artista e il suo sguardo sul mondo, di cui già il titolo è un indizio: “Guarda dove vai” si chiama così per una frase legata al passato, sentita molte volte durante l’infanzia e da associare da una parte alla preoccupazione amorevole di un genitore, dall’altra a un’importante indicazione per i primi passi percorsi nella vita, ossia quella di tenere lo sguardo centrato sulla strada su cui si sta procedendo. È un titolo forte, un titolo imperativo, ma anche dolce, spontaneo, e di grande efficacia comunicativa per la facilità con cui può risuonare nei ricordi e nelle emozioni di chiunque.
I testi di “Guarda dove vai” sono dirompenti e originali, utilizzano un linguaggio che sa di nuovo, che riprende sicuramente elementi del cantautorato contemporaneo, caratterizzato da un focus sul quotidiano, su sequenze di immagini e su situazioni, conversazioni e fatti comuni, in cui è facile riconoscersi; ma Marta Tenaglia non si ferma qui, superando quello che potremmo definire, generalizzando, il modello della scrittura di testi tipico di questi anni e inserendovi degli elementi di grande originalità, riuscendo nel tentativo di aggiungere qualcosa di suo, come la capacità di passare in modo limpido e naturale da elementi di grande concretezza e “quotidianità” a concetti astratti e discorsi di un certo spessore, per esempio passando da: «Non mi serve, non mi serve, non mi serve un ventilatore» a: «Si potrebbe anche alludere al fatto che non so dar tregua alla mia super me, vorrei sempre mirare più in alto, sempre essere altro» (da “Ventilatore”). “Guarda dove vai” non è un primo passo incerto, pieno di dubbi e di indecisione, nel mondo della discografia; al contrario è un punto d’arrivo (oltre che, comunque, di partenza, essendo pur sempre un esordio), che fa trasparire un lungo e difficile percorso di crescita personale e artistica precedente alla sua pubblicazione.
Ma oltre alla forma della scrittura anche i contenuti proposti da quest’album suonano “diversi” rispetto a tutto ciò che sentiamo in giro in questo periodo. Marta Tenaglia si rivela un’autrice capace di affrontare il tema delle questioni di genere con un’intelligenza e una lucidità fuori dal comune in “Chi può”, anti-ballata ritmata e alienante che descrive con grande sensibilità la frustrazione e la rabbia dovute a una condizione di discriminazione imposta dalla nascita. Anche il “disagismo”, per così dire, tipico dell’indie/itpop è superato, persino in brani come “Presomale”, che dal titolo apparentemente gazzelliano fa presagire tutt’altro, mentre invece si tratta di una canzone potente ed energica, con un testo tutt’altro che deprimente à la indie pop italiano, ma anzi molto vitale e con spunti che vanno più in una direzione di apertura al mondo che viceversa. Certo, la tristezza e i sentimenti negativi ci sono e si sentono, in questo disco, perché comunque fanno parte della vita e vanno accettati, accanto agli altri; la stessa Marta Tenaglia ci ha raccontato di come lei si definisca “un’entusiasta triste”. Particolarmente illuminante – e programmatica – è la frase: «Per me la vita è sprecata se non la vivo sul serio», da “Alda Merini centravanti”, brano dedicato alla grandissima poetessa sua concittadina, figura che risulta perfetta per esprimere anche uno dei punti cardine della poetica di Tenaglia, caratterizzata da una straordinaria sensibilità nei confronti delle emozioni e dei loro mutamenti: il punto non è solo stare bene o stare male, ma vivere appieno ciò che si sta vivendo.
“Guarda dove vai” è un disco di rottura, un disco di rivoluzione, di riappropriazione dei propri spazi, come donna e come artista. «Sono il concetto di me stessa, intorno a me cielo e silenzio, perché voglio vedere dove sto andando», dice Tenaglia stessa per prima. Si tratta di un disco denso, un album che ha molto da dire e che segna un punto di svolta nella vita, oltre che nella carriera, della sua autrice, che comunica di star riprendendo in mano la propria vita e la propria libertà, ma anche il proprio rapporto con se stessa e con l’esterno. «Divieni ciò che sei», scrisse Nietzsche riprendendo il lirico greco Pindaro; penso che “Guarda dove vai” possa a buon diritto rappresentare una concretizzazione di questo concetto. E la sua autrice è un’artista da tenere assolutamente d’occhio, perché è tra i nomi che stanno portando qualcosa di nuovo nel panorama italiano e nel modo di fare musica.