– di Assunta Urbano –
Margherita Vicario ha una doppia vita, un po’ come il detective Conan, e si divide tra palchi e schermi.
Ha iniziato il suo percorso artistico da attrice e, dopo le produzioni televisive, ha esordito al cinema grazie al film di Woody Allen del 2012 To Rome with Love. L’anno seguente si è avvicinata al panorama musicale e nel 2014 ha pubblicato il suo primo album Minimal Musical, per l’etichetta FioriRari di Roberto Angelini.
Il successo discografico è arrivato soprattutto negli ultimi anni. In seguito a brani come Giubbottino e Pincio, il 14 maggio scorso, insieme alla Island Records, la Vicario ha letteralmente fatto Bingo.
Se il numero dei suoi fan è aumentato a dismisura, c’è un motivo preciso: la cantautrice si è fatta portavoce di un pensiero libero. Per quanto facciano parte di una realtà mainstream, i brani della capitolina hanno lo stesso sapore delle favolette, non senza una critica, a volte aspra e altre ironica, sulla realtà circostante.
Tante sono le cose che potremmo ancora dire riguardo Margherita Vicario e ciò che rappresenta in questo momento nel nostro Paese. Invece di raccontarvi dell’artista da esterni, abbiamo preferito intervistarla e lasciare spazio alle sue parole.
Ritornare a vivere la musica dal vivo è un’emozione unica e irripetibile. Come stai vivendo questi mesi?
Benissimo! Siamo tornati, per fortuna, a pieno regime. Sentivo il bisogno di lanciare il disco Bingo come una palla da bowling ed è quello che sto facendo.
Cosa ti è mancato più di tutto dei live?
Beh, vedere persone. Nel 2020 ho fatto comunque vari concerti, quindi non ne ho sentito del tutto la mancanza. Però, non è lo stesso senza abbracci, senza conoscere i fan dopo l’esibizione.
Adesso ci manca persino il sudore di chi ci sta accanto, cosa che prima odiavamo.
È vero, assolutamente!
Tra le tappe che ti vedranno protagonista quest’estate c’è il Siren Festival, a Vasto. Quali aspettative hai per la serata del 20 agosto in cui salirai sul palco?
Sono già stata al Siren, nel 2018; è un festival prestigioso. Sono sicura che chi assisterà alla manifestazione sarà felice di partecipare e io cercherò di dare il 101%.
Non solo la musica, però, riempirà le giornate del weekend dal 19 al 21 agosto. In particolare, venerdì 20 si terrà anche “Gender Equality: cambia il ritmo?”, un incontro che ti vedrà intervenire sulla parità di genere nel panorama artistico.
Potremmo rimanere a parlare per ore di questi temi. L’incontro si soffermerà sicuramente su un possibile modo per invertire la rotta per quanto riguarda l’imparità di genere. La prima maniera per mettere in pratica questo concetto, dal mio punto di vista, è fare musica.
Interverrai, per l’appunto, in qualità di ambasciatrice di Keychange Italia. Cosa significa, per te, ricoprire questo ruolo?
Sono stata scelta sicuramente per i messaggi che trasmetto tramite le mie canzoni. È una domanda difficile. Posso dirti che per me è un onore, un privilegio, può essere anche scomodo ricoprire questi ruoli. A volte, sembra quasi che nel mondo in cui viviamo non esistano più questi problemi. Per questo è importante sensibilizzare le persone che fanno parte del panorama musicale. Girando tanti festival quest’estate, mi sono accorta che ci sono artiste, cantautrici, mie colleghe. Però, in generale, mi rendo conto che c’è una maggioranza sproporzionata di uomini.
Secondo te, in che modo si potrebbero cambiare le carte in tavola?
Personalmente non ho questa risposta, perché si tratta di una questione culturale. Ci sono meno donne in questo lavoro, perché il numero di figure femminili in tutti gli impieghi è minore. Quello che ci sta succedendo intorno in questo momento storico un pochino sta contribuendo a migliorare la situazione. Mi chiedi qualcosa di molto profondo. Per il compito che svolgo, posso dirti che io continuo a fare comunque il mio lavoro, cercando di valorizzare ciò che ritengo giusto non solo in ambito musicale.
Già cercare di cambiare il mondo con la propria arte non è da poco.
Esatto, è l’unico modo in cui riesco a farlo, perché è quello irrazionale, istintivo. Le canzoni arrivano davvero lontanissimo.
In “Mandela” c’è una frase che mi ha segnato subito al primo ascolto: “nella notte buia, io non ho paura”. È un’espressione carica di coraggio. Si può, in una realtà contemporanea così complessa, non avere paura?
Sarebbe necessario avere fiducia nell’essere umano. Come sai, le canzoni sono delle piccole poesie in musica e una poesia ha diverse verità. Non è univoca, è ambigua. Quando canto quella frase ovviamente, da una parte, non è vero. Esistono delle situazioni oggettive in cui avere paura e sono momenti in cui non ci si dovrebbe cacciare, perché la realtà è la realtà. Dall’altra parte non si dovrebbe sempre avere timore dell’ignoto. Fidarsi del proprio istinto, ma con le orecchie alzate. L’umanità è piena di cose orrende, eppure ancora si fanno film, si scrivono canzoni e poesie.
Per fortuna, aggiungerei. Pur non potendoci “assembrare”, ci ritroviamo comunque uniti da questo aspetto.
Ti hanno chiesto già più volte dei messaggi all’interno dei tuoi brani. Da pochi mesi è uscito Bingo e mi piacerebbe sapere che ruolo ha un album del genere nel 2021.
Questo è stato un anno in cui ci siamo confrontati soprattutto sui social. Ci siamo guardati l’uno con l’altro da lontano. Quindi, a mio avviso, a partire dal Black Lives Matter fino al podcast sui vent’anni dopo Genova [Limoni, ndr.], c’è una specie di nuova ondata di attivismo in ambito digitale. Dai social emerge anche una vera realtà, non necessariamente finta e costruita. In Bingo, la prima canzone del disco, dico “chiedimi aiuto se il mondo è feroce”. Parla di questo. L’intero album racconta qualcosa che ci riguarda tutti. È un progetto vitale, che ha voglia di esplodere.
È proprio dal vivo che riesce a risplendere al meglio. Infine, dal tuo punto di vista, Margherita Vicario fa pop per le anime ribelli?
Questa parola è ormai inflazionata. Forse più che ribelli le chiamerei libere, perché nel primo caso si ha l’idea di un “altro”, un nemico, un qualcuno contro cui combattere e ribellarsi. A me non piace questa visione. È un esercizio di libertà, di fare ciò che si vuole. Mi piace molto di più “pop per le anime libere”.