Abbiamo scelto un titolo assai accattivante per raccontarvi e farvi raccontare dalla sua diretta voce un disco che sinceramente affronta temi IMPORTANTI. Ed è forse, nel senso più filosofico ed umano che tutto questo significa la parola “politica”, quella vera, quella degli uomini, non quella della televisione ordinaria dei talk show o degli slogan di partito. Insomma, non ci sono bandiere e non ci sono caste ma c’è soltanto (si fa per dire) l’uomo al centro di tutto. Il cantautore romano Marco Rò pubblica “A un passo da qui” ed è un lavoro che ruota attorno al dramma siriano, mostra e racconta in veste romantica e poetica un certo tipo di storia umana, dunque la tragedia di una guerra, di una fuga, la speranza di una rinascita: parla di amore e parla di un lungo viaggio; fondamentalmente parla di se, come di ognuno di noi. Attorno, dentro e assieme a questo disco anche il reportage giornalistico della giornalista Luca Tangherlini che da il titolo proprio a tutto questo lavoro. E poi ascoltate la bellissima “Dune”: il bel pop leggero d’autore che parla d’amore e che incontra la vita dell’uomo.
La canzone d’autore di Marco Rò con questo progetto di giornalismo: ha avuto una contaminazione oppure un freno nel modo e negli argomenti da trattare?
La contaminazione è alla base di questo progetto. Sensibilizzare è anche promuovere lo scambio interculturale. Il fatto è che alcuni degli argomenti trattati (penso alla detenzione, la malattia, la questione siriana) sono talmente delicati, che è giusto andarci con i piedi di piombo. Personalmente ho cercato di avvicinarmi a tutto questo con umiltà e rispetto, parlando sul posto con le persone coinvolte, cercando di restituire le emozioni e le sensazioni più profonde che questi incontri, in me hanno suscitato.
Ti prego lo so che te l’avranno chiesto tutti ma io devo farlo: chi è nato prima? Il disco o il reportage di Laura Tangherlini? O magari le cose si sono incontrate per caso strada facendo…
Il disco avevo cominciato a scriverlo a chiusura del tour di presentazione del mio EP precedente, “Un Mondo Digitale” (Novo Sonum / EDEL – 2011). Volevo che il nuovo album fosse fortemente orientato a tematiche sociali, così cominciai ad occuparmi della situazione delle carceri italiane, parlando prima con diversi addetti ai lavori, e poi arrivando a tenere una serie di concerti assieme ad altri amici artisti presso la Casa Circondariale di Rebibbia in Roma. Da quell’esperienza, tra l’altro, è nato il brano “Immagini a righe”, nel quale ho la fortuna ed il piacere di duettare con il grande Marco Conidi. La collaborazione con Laura invece, nasce subito dopo la mia esperienza in Russia, dove avevo da poco presentato la mia canzone “Mosca Mon Amour” al mio terzo anno di live nella capitale russa. Laura mi parlò di come fosse difficile, da giornalista e scrittrice, sensibilizzare l’opinione pubblica sul dramma dei profughi siriani, e mi propose di collaborare inserendo una parte artistica nel progetto. Siamo partiti dal brano “A un passo da qui” (che poi è diventato anche il titolo dell’album) ispirato ad una delle testimonianze raccolta nel suo libro “Libano nel baratro della crisi siriana”, realizzando anche un videoclip con la regia di Valerio Nicolosi, che è risultato uno dei vincitori del Premio Roma Videoclip 2016. E siamo arrivati a scrivere e cantare un brano insieme, “Dune”, che abbiamo portato nel nostro viaggio nei campi profughi libanesi e in Turchia al confine siriano. Le immagini di questi viaggi sono nel videoclip del brano, già disponibile in rete, mentre la storia e le testimonianze raccolte sono racchiuse nel cofanetto libro + documentario curato da Laura dal titolo “Matrimonio Siriano”.
Il tuo pop sfoglia tante pagine diverse… c’è anche del blues che sembra attingere alla scuola classica. Come mai poco mondo etnico invece, visto che è tutt’altro che la grande ricchezza quella che hai incontrato?
Il disco è una sorta di diario di viaggio. Ho cercato di metterci i diversi aspetti della mia vita, le mie origini musicali più vicine al blues, al rock e al brit pop, ma anche le contaminazioni di cui parlavamo prima. Ho voluto però utilizzare un linguaggio semplice, immediatamente fruibile, anche musicalmente parlando. Pop, appunto.
Quanta musica invece hai incontrato? E quanta ne hai “riportato a casa”?
Tantissima ne ho incontrata e ne conservo gelosamente il ricordo. Bellissima, ad esempio, l’esperienza con i ragazzi dell’Abbey Road Institute di Londra, con i quali abbiamo improvvisato delle session creative e abbiamo registrato le voci di “One Step”, versione inglese di “A un passo da qui”. La musica poi, è un linguaggio universale, qualcosa che crea da subito un legame fra culture, lingue, esperienze, vite diverse.
E visto il risultato di tutto questo, la formula giornalismo e musica, la riprenderai in futuro?
Ho diversi progetti in mente per il futuro, staremo a vedere. Nel frattempo voglio dedicarmi ai live. Il 17 marzo prossimo, ad esempio, sarò di nuovo in concerto dal vivo con la mia band al ConteStaccio, lo storico locale di Roma dedicato alla musica. Vi aspetto!