Uscirà questo 15 Ottobre il nuovissimo disco del cantautore toscano Marcello Parrilli dal titolo “Moderne solitudini” in cui troveremo certamente nuove scritture ma anche nuove elaborazioni di canzoni ripescate dal passato della sua carriera. Ritroviamo puntuale la produzione artistica di Gianfilippo Boni, la pubblicazione della RadiciMusic e la regia di Lucio Lepri per il videoclip di questa seconda release. Cantautore, polistrumentista (tanto per riassumere le sue tante derive didattiche in ambito musicale), anche come “attivista sociale” della musica d’autore sul proprio territorio e non solo, con questo nuovo lavoro Marcello Parrilli giunge ormai al suo quinto album in studio, quarto come cantautore solista. Un piglio vocale assolutamente riconoscibile, una scrittura melodica e lirica che attinge dai classici di vario genere e ci propone un pop rock dai tanti contorni diversi, mai scontati e forse nostalgici in alcune derive. Oggi vi regaliamo in anteprima assoluta il nuovo video del secondo singolo estratto ad anticipare questo nuovo disco: si intitola “La resa” che è un po’ la chiave di volta di tutto il messaggio di amore e di personalità che c’è dietro ad un lavoro come “Moderne solitudini”.
“La resa”: secondo estratto per anticipare un disco in arrivo tra pochi giorni. In contrapposizione a quanto dice il titolo, mai arrendersi vero? Neanche in questo momento che c’è totale indifferenza per la canzone d’autore… non trovi?
Giusto, mai arrendersi, purtroppo viviamo in un momento storico in cui c’è poca attenzione per la musica cosiddetta impegnata, la musica d’autore, perchè è una musica che richiede attenzione, richiede un ascoltatore attento, mentre invece il mercato discografico viaggia in direzione opposta, musica usa e getta da sottofondo mentre si fa la spesa al supermercato. Oggi più che mai è importante educare i giovani all’ascolto.
In generale, cosa spinge un artista oggi a mettersi in gioco sapendo come vanno le cose?
Credo che non sia una questione di mettersi in gioco, esiste l’esigenza e la necessità di raccontare storie, di raccontarsi attraverso la musica e i testi, di trasmettere emozioni. Senza queste premesse non farei dischi. Continuerei semplicemente a vivere di musica con la mia professione di docente e di musicoterapeuta.
Con il precedente singolo avevi anticipato un suono abbastanza leggero, italiano quasi a ricordare certe tendenze degli anni ’70. Qui sei più scuro, quasi noir, quasi metropolitano. Cosa dobbiamo aspettarci dal resto del disco?
Questo disco, come tutti gli altri miei dischi precedenti, spazia tra vari generi musicali. Ci sono dei brani più rock, altri acustici ed alcuni che fanno uso di elettronica e sintetizzatori. Ho un Diploma in musicoterapia, una Laurea in DAMS ed una Laurea al conservatorio in musica elettronica, ho studiato anche musica classica, suono molti strumenti e questo mi consente di arrivare in studio di registrazione con una pre produzione dei miei dischi già ben definita e vi posso assicurare che questo facilita non di poco il lavoro pe la realizzazione del disco. Sono molto contento di questo nuovo lavoro discografico e mi piace in ogni singola nota. Spero che piaccia anche agli ascoltatori.
Tre fili conduttore che non sono cambiati: la RadiciMusic, Gianfilippo Boni e Lucio Lepri. Che cosa significano queste tre figure per la tua musica?
Credo che nel panorama musicale italiano siano pochissimi i discografici che lavorano con un’attenzione e una passione grande per la musica come quella che ci mettono Aldo e Stefania di RadiciMusic Records, perciò quando è arrivato il momento della pubblicazione di questo lavoro non mi sono neanche posto il problema di scegliere con quale etichetta farlo uscire. Hanno un’attenzione per ogni dettaglio e il prodotto fisico è bellissimo anche da tenere in mano. Gianfilippo Boni ha già prodotto i miei due dischi precedenti PIANO SOLO e MENDICANTI DI UMANITA’ e col tempo abbiamo raggiunto un livello empatico in studio che mi permette di lavorare in modo ottimale, io arrivo con i demo e poi lui magicamente li trasforma in canzoni chiamando via via musicisti che ritiene più idonei per le canzoni. In questo disco hanno suonato due musicisti di altissimo livello come Lorenzo Forti al basso e Fabrizio Morganti alla batteria. Gianfilippo ha registrato il pianoforte e gli altri strumenti che sentite li ho suonati tutti io. Lucio Lepri ha girato tutti i video delle mie canzoni da IL VAGABONDO che era contenuto in ELOGIO ALLA DIVERSITA’ (il mio secondo album) fino a quest’ultimo bellissimo de LA RESA. Mi trovo benissimo con lui perché riesce sempre a mettere in immagini le mie idee e poi con i suoi video le canzoni mi sembrano più belle, più complete.
Dalle note di copertina si direbbe che da questo disco possiamo aspettarci un proseguimento di quella trilogia dell’essere, non pensi? In fondo oggi si canta spesso di questa esistenza assai omologata che abbiamo…
Direi di si, ho sempre cercato di raccontare attraverso le mie canzoni e la mia musica il profondo disagio che stiamo attraversando a livello sociale, e i social media in questo senso ne hanno amplificato il processo.
Il titolo del disco sarà “Moderne solitudini”: un pensiero nostalgico se vuoi ma pensi che un tempo erano solitudini più costruttive?
Credo che il titolo MODERNE SOLITUDINI, che poi è anche il titolo della traccia numero quattro del disco, rappresenti molto bene la situazione contemporanea… Il testo della canzone dice “E continuiamo a perderci nelle nostre moderne solitudini, ci accontentiamo spesso delle nostre sacre inettitudini…” sicuramente qualche anno fa, nella nostra solitudine, stavamo bene con noi stessi.
A chiudere, restando sul tema, a te che poi sei un attivista nella condivisione sociale della musica, prima si era meno soli, musicalmente parlando?
Certamente, quando ero adolescente passavo le ore ad ascoltare musica e a suonare la mia chitarra in camera e facevo solo quello, ma la musica era un viaggio meraviglioso che ti faceva pensare a tantissime cose e ti faceva emozionare. Adesso è tutto più veloce e frenetico e più nessuno, per esempio, ascolta un disco intero. Adesso vedi i ragazzi con le loro playlist piene di canzoni accozzate malamente tra loro che fanno mille attività mentre “sentono” la musica senza lasciare il segno e questo non emoziona più…