La radice è quella di Salvatore Cuffaro e da un artista simile non possiamo che trovarci di fronte all’ennesima deriva che la new wave semina dentro territori di rock scuro, politico, kombat in qualche modo. Nascono i Mantra3, nasce questo disco dal titolo evocativo “Andata e ritorno”. Tante le radici cinematografiche, tanti i ritorni al passato metropolitano degli anni ’70 e ’80. La dissoluzione è sinonimo anche di rinascita.
Agli esordi ci piace sempre ragionare sul concetto di moniker. Mantra 3. Perché questo nome ma soprattutto perché questo “3”?
La parola Mantra mi piace molto in quanto indica il ripetere di una procedura per renderla perfetta e raggiungere così livelli più elevati, il numero 3 è di fatto il numero perfetto, ma c’è anche un omaggio a mia moglie che è la terza di tre figlie femmine con iniziale del nome con la lettera M.
Esordio discografico i cui semi arrivano dritti dalla pandemia. È un filo conduttore che ritroviamo anche nel disco oppure è solo una coincidenza temporale?
I semi delle canzoni dei Mantra3 hanno origini ben più lontane sia per le musiche che per i testi, ad eccezione di Operation Freedom (scritta da Andrea Mosca) che di fatto fa riferimento alla privazione della libertà che abbiamo vissuto nei periodi di pandemia.
Tanto cinema dentro questo primo disco. Di chi è la “colpa”?
La colpa è la mia in quanto molto appassionato di cinema, e non escludo altre citazioni in futuro.
E quindi a questo punto il video di “Io non ci sto”, porta con se qualche citazione da culture cineaste?
Per quanto riguarda il video di Io non ci sto, io ho solo chiesto l’inserimento della Morte Nera con un chiaro riferimento a Star Wars, i visual sullo sfondo sono stati scelti e selezionati dal nostro chitarrista Angelo Nifosì con molte affinità ai video dei Tool di cui Angelo è molto appassionato.