– di Giacomo Daneluzzo –
Siamo alla Santeria, locale di Milano che ospita spesso eventi dal vivo. Sta per iniziare lo showcase del Management.
Nonostante sia solo una saletta, in cui è stato allestito un palco e delle sedie per il pubblico, si riempie velocemente di fan e interessati, finché la presentazione non inizia. Bicchieri alla mano, Luca Romagnoli e Marco Di Nardo introducono Giuseppe Veneziano, un artista, amico di vecchia data, che oltre a seguirli dalla loro formazione ha anche realizzato la copertina per il loro secondo album, McMAO (una raffigurazione di Mao Zedong con le fattezze del clown-mascotte della nota catena di fast food McDonald’s).
Veneziano spiega che il duo ha voluto a tutti i costi che fosse proprio lui a presentare Sumo, l’ultimo disco, in quanto conosce e segue il loro percorso artistico fin da quando è iniziato; in un veloce scambio di battute tra l’artista e Luca (che tra i due è sicuramente quello più loquace) emergono dei dettagli inediti di Sumo: la capacità di sorprendere, di toccare delle corde profonde e universali, di liberarsi della “facciata del supereroe” che caratterizzava i dischi precedenti, più politici. Si tratta di un momento leggero, in cui i significati del lavoro del Management emergono in un clima di tranquillità e leggerezza, tra battute sulla vita sentimentale del frontman («Una volta una fidanzata di Luca gli disse: “C’è un problema in questa relazione: tu ed io amiamo la stessa persona”», scherza Marco a un certo punto) e risate insieme al pubblico.
L’ambiente raccolto della Santeria rende il quadro quasi famigliare, ci si sente a casa, persino quando l’argomento s’incupisce e si parla delle ossessioni e delle paure che il gruppo ha cercato di identificare ed esprimere con quest’ultimo lavoro. Quando arriva il momento opportuno, Veneziano saluta ed esce di scena, Marco imbraccia una chitarra elettrica e inizia a suonare senza nessun effetto, in “clean”; a quel punto cambia tutto, l’atmosfera è completamente diversa: cala un silenzio attento e rispettoso, come a preannunciare un momento che richiede la massima concentrazione. Luca inizia a cantare, piano, Come la luna, uno dei pezzi più significativi dell’album, cui seguono Sumo e Avorio, definite dai due “le tre canzoni più tristi dell’album” (probabilmente a buon diritto). A questo punto lo show dovrebbe essere terminato, ma su richiesta del pubblico prosegue con un ulteriore brano, che, dicono, non hanno preparato per l’occasione. Si tratta di Naufragando, ballad malinconica nonché uno dei loro pezzi più fortunati, tratto dall’album precedente (Un incubo stupendo): il pubblico è entusiasta, canta insieme a loro e al ritornello accende i flash dei cellulari (i più vintage usano gli accendini).
Ciò che ha proposto il Management in quest’esibizione non è stata una prova tecnica, né tantomeno un concerto vero e proprio; ma un assaggio del loro disco e, più in generale, del loro mondo, della loro poetica e del loro immaginario. Senza dubbio incompleto, ma estremamente rappresentativo, anche grazie a un’interpretazione, per quanto imperfetta, potente, toccante e sincera. Luca e Marco sono cresciuti, non sono più “solo” dei contestatori del sistema al 100%, dei provocatori “e basta”, ma hanno trovato un equilibrio, una dimensione poetica e melodica che tra ricordi malinconici e turbamenti interiori, bisogna dirlo, sembra fare proprio per loro.