Sono i Malmö, che da Caserta fanno il giro del mondo e sostano per lungo tempo nell’Islanda dei Sigur Ros. Questo concettualmente e metaforicamente è il background di un disco d’esordio assai interessante e ricco di tantissimi spunti nuovi. C’è appunto quella sospensione, ci sono sonagli e glockspiel e suoni sintetici di ambienti larghi e nebbiosi, ci sono le batterie che fanno muri e dialogano con le chitarre distorte. Ci sono i tempi larghi delle melodie. E poi c’è l’italiano dei testi che riportano il cuore e la mente in terra nostrana. Con “Manifesto della chimica romantica” i Malmö fanno un esordio davvero interessante. In rete il video ufficiale: impossibile non dare immagini ai suoni e alle atmosfere di questo disco.
I Sigur Ros. Partiamo da questo. Come mai una tale assonanza? Un omaggio, un modo di celebrarli, un punto di partenza per la vostra evoluzione…cosa?
Nell’ambito del post-rock i Sigur Ros che ci sembrano la dimensione più luminosa in termini di emotività. Questa caratteristica da subito ci ha apparsa come l’intenzione più vicina al nostro di fare musica, anche se il nostro gruppo di riferimento (in ambito post-rock), sono gli Explosioms In The Sky!
Che poi a questo punto ci si chiede: solo la “featuring” del fonico siete riusciti ad avere o non avete cercato proprio altro? Jonsi non si lascia avvicinare per caso?
Per il momento siamo riusciti, tramite Massimo De Vita (Blindur), a stabilire un contatto con Biggi, poi dato che stasera sono a Milano per ascoltarli dal vivo, magari riusciamo anche ad avvicinare la band
Battute a parte mi piacerebbe capire che filosofia è quella che i Malmö mettono in brani come “L’alba di un giorno di festa”: energia e felicità per la festa appena nata o rammarico e nostalgia perché in fondo manca poco alla sua fine? A pensarci bene questo sapore agro-dolce ce l’ho per tutti i brani
Nel caso specifico de “L’alba di un giorno di festa” il messaggio è quello di lasciarsi alle spalle tutte le zavorre del passato, tutto ciò che in fin dei conti poi non è nemmeno troppo importante e di focalizzarsi sulle cose indispensabili. Un po’ una sorta di liberazione dalla quotidiana rincorsa all’inutile, a ciò che in maniera effimera pensiamo ci faccia stare bene.
Nel resto dei brani indubbiamente ci sono molte sfaccettature agro dolci, ma di fondo mi piace pensare che il messaggio sia sempre positivo, che il futuro è qualcosa di bello che ci aspetta.
Il glockenspiel da al disco una marcia davvero straordinaria. Altri suoni della cultura islandese? Siete rimasti molto territoriali in questo o sbaglio?
Ci sono diverse componenti che riportano al sound nord europeo, sicuramente i riverberi e gli ambienti in generale. Ma abbiamo cercato di portare queste sfumature nel mondo della canzone italiana, di unire la nostra tradizione melodica ad un certo tipo di suoni e atmosfere.
Chiudiamola con una domanda alla Marzullo: un esordio oggi con un disco davvero poco italiano. Un modo per evadere altrove o un modo per portare l’altrove a casa propria?
Abbiamo osato, tanto. Non lo so dove ci ha portati e dove ci porterà in futuro questo tipo di approccio, ma per quanto possa sembrare nascosto, siamo molto legati alle nostre terre e ci farebbe piacere riuscire a portare il nostro mondo di fare musica magari anche fuori dall’Italia.