– di Martina Zaralli.
Foto di Liliana Ricci –
Abbiamo incontrato Mai Stato Altrove, nome d’arte di Gabriele Blandamura, in occasione della data romana al Monk del tour di presentazione di Ragazzi Stupendi, album uscito il 29 novembre scorso per Bravo Dischi. Il lavoro, anticipato dai singoli I dischi, Dentro un ricordo e Contento lo stesso, segue il precedente episodio discografico di Hip Hop e raccoglie nel gospel pop, tra beat lineari, linee di pianoforte e cori, emozioni, contraddizioni e difficoltà al traguardo dei trent’anni.
Ragazzi Stupendi arriva a tre anni di distanza da Hip Hop: ci racconti la genesi di questo tuo secondo lavoro?
Durante questi tre anni, onestamente, ho messo in discussione il fatto di continuare a fare musica. Mi sono fermato e mi sono chiesto se mi piaceva, se mi interessava, ancora continuare sulla strada musicale: c’è stata infatti una prima fase, finito il tour di Hip Hop, in cui ho staccato un pochino, per poi arrivare alla conclusione di voler continuare. Complessivamente, è stato tutto abbastanza veloce: soprattutto la scrittura delle canzoni – sorprendentemente fluida – la produzione un po’ meno, ma penso sia anche normale.
Cosa troviamo dentro Ragazzi Stupendi?
Troviamo quello che vogliamo trovarci. Secondo me, nella musica il ruolo di protagonista spetta sempre a chi ascolta. Io ho provato a metterci il fare i conti con sé stessi, perché sono in una fase della vita in cui tantissime cose stanno cambiando. Non mi è mai interessato molto essere un eterno adolescente, anche se mi sembra un male condiviso: non è una cosa che fa per me, anzi, io mi proietto sempre un po’ più in là con gli anni. Ragazzi Stupendi è un bilancio tra le cose che perdi e quelle che trovi andando avanti nella vita.
Il disco raccoglie otto tracce che ripercorrono frammenti di vita, accompagnati dalle difficoltà e dalle contraddizioni di essere oggi un trentenne. Critica o autocritica?
È sempre e solo un’autocritica. Io non sono per niente a mio agio con l’idea di criticare il prossimo, o la società, o i problemi degli altri. Passo molto più tempo a pensare ai miei problemi e – in un certo senso – mi diverto anche a esasperarli: non necessariamente infatti una canzone particolarmente negativa parla in maniera diretta di qualcosa che mi riguarda, ma racconta invece di aspetti della mia persona che mi spaventano e che amplifico all’ennesima potenza per individuarli meglio.
Però per fortuna esiste il sole….
Sì e no. Nel senso che nel mio ricordo, nella mia esperienza, quella è la canzone meno ottimista del disco. È sicuramente un grido d’aiuto: quando tutto va male, proviamo a consolarci con un almeno esiste il sole, cerchiamo un appiglio. Quella canzone descrive il punto di vista di chi non ha l’ancora di salvezza, ma mi piace che venga vissuta in maniera diametralmente opposta, perché – come dicevo – le canzoni le fa chi le ascolta.
C’è un ricordo centrale nel disco?
Assolutamente sì. È il momento in cui con i produttori Fabio Grande e Pietro Paroletti abbiamo tirato fuori l’arpeggio di pianoforte de I Dischi, la traccia di apertura dell’album. In quel momento abbiamo capito come volevamo che suonasse questo disco: è nata infatti l’idea di dare un tono soul, quasi gospel, alla produzione.
Secondo te, cosa resterà dei nostri trent’anni?
Secondo me resterà un ricordo dolce. Come le cose che fanno tanta paura, vent’anni dopo le guardi col sorriso. Siamo in un momento storico in cui i nostri coetanei hanno meno certezze di quante credevano ne avrebbero avute. Siamo cresciuti con l’idea che questa sarebbe stata la fase della vita in cui avresti sistemato tutto, invece non sempre poi è così. Storicizzando un po’ però troveremo anche noi una strada, e ricorderemo questa fase di instabilità con tanto affetto.
In te convivono due anime: una cantautorale, una più tecnica legata all’etichetta Bravo Dischi. Cosa vuole dire fare musica nel 2020?
Innanzitutto vuol dire avere a cuore sé stessi, tutelare sé stessi. Lo dico sia da autore, che da persona che fa parte di un’etichetta, di un collettivo artistico. Viviamo in un momento in cui chi prova a fare musica è sottoposto a tanto stress, tanta ansia, spesso inutili. Vedo tanti musicisti che si affacciano a questo mondo e vivono come se avessero una multinazionale alle spalle, ed è un peso a mio avviso eccessivo. Cioè, deve esserci una correlazione tra preoccupazioni e livelli di business musicale: se si fa musica a un livello comunque professionalizzato, ma di minore impatto economico sul mercato, secondo me il miglior modo per farla è con più libertà e più purezza d’animo.
L’ultima traccia del disco si intitola Confessionale. Tu cosa che cosa confideresti alla musica?
Le confido già tutto, non mi tengo molto per me. L’aspetto più interessante della musica è quando la uso soprattutto per riflettere su me stesso. Le ho già detto tanto: le cose che mi piacciono, quelle che mi spaventano di me e degli altri. Continuerò a fare così, o almeno ci provo.
Hai dichiarato: “Ormai credo di aver capito che registrare un disco per me significa innanzitutto cercare di capire a che punto sono arrivato”. A che punto sei?
Sono arrivato a un punto in cui ho molto chiaro cosa voglio fare con la musica, ho molto chiari i miei obiettivi. La musica non è soltanto il raggiungimento del successo, o del pubblico. Voglio che la musica sia un viaggio da fare con le persone a cui voglio bene, con le persone che stimo, con le persone con cui mi piace lavorare. Questo è il mio modo, e non me lo toglie nessuno. Certo anche io ho le paranoie sui numeri, siano le persone ai concerti o gli ascolti di Spotify, però spero che questo continui a essere l’aspetto marginale della vita di un musicista, altrimenti ti fai solo rodere il fegato e forse poi non ne vale più la pena.
Chi sono i ragazzi stupendi?
Lo siamo tutti!
Ragazzi Stupendi di Mai Stato Altrove è stato registrato presso La Sala Tre / Gli Artigiani Studio da Fabio Grande e Pietro Paroletti, che ne firmano anche la produzione, e masterizzato da Giovanni Versari presso La Maestà Studio.
Prossime date del tour di Mai Stato Altrove:
21.2 – Genova, Giardini Luzzati
22.2 – Grossetto, Spazio 72
07.3 – Bologna, Covo Club
11.4 – Cittadella (PD), Circolo Quadro
18.4 – San Salvo (CH), Beat Cafè
08.5 – Fano (PU), Senzatempo Live Club
MAI STATO ALTROVE live @MONK (ROMA)
FOTOGALLERY by LILIANA RICCI