Francia, l’America del digitale, R&B a gocce prima dei pasti e quel carico poetico che alla fine restituisce uno spessore intimo e per niente scontato alla composizione. Parliamo di una giovanissima voce, quella che in arte si presenta come MAËLYS. Un disco d’esordio dal titolo “Mélange”, un estratto che oggi gira su YouTube dal titolo “Apricot Marmelade” diretto da Sup Nasa & notsodumb che immortala il passato e il futuro, ne da un’immagine e ne segue la sensazione. Il tutto in una bellissima confezione digitale che ha quel retrogusto vintage delle piccole cose. Belle sensazioni di musica italiana.
Un esordio davvero interessante. “Mélange” in qualche misura ha fatto parlare di se nonostante ci sia un momento di forte indifferenza attorno. Tu che percezioni hai avuto anche considerando che ormai l’elettronica ha conquistato anche la più classica delle canzoni d’autore? Secondo te c’è fermento e fame di questo tipo di forma canzone in Italia? O pensi che l’habitat migliore per Maëlys sia l’estero?
Penso che fermento ce ne sia, soprattutto perché effettivamente l’elettronica sta conquistando lentamente diversi campi. Certamente non le si è indifferenti, ecco. Non sono convinta pienamente ce ne sia un interesse smodato e una “fame”, semplicemente perché si tratta ancora di un genere non totalmente sdoganato, ma la vera cosa interessante è dare possibilità al pubblico di appassionarcisi, e spero di starne dando possibilità io stessa. Grazie per aver definito il mio esordio interessante.
Che significa “Apricot Marmelade” (ovviamente al di la del suo significato letterale)?
Se penso ad una parola che descriva pienamente “Apricot Marmelade” questa è sicuramente “evasione”. È un brano che parla di andar via, di abbattere i propri limiti col rischio anche di farsi male, ma di godere dell’entusiasmo di voler scappare dalla piatta realtà quotidiana.
E comunque c’è anche tantissima Francia dietro questo modo di disegnare la melodia vocale… sbaglio?
Non sbagli assolutamente! C’è tanta Francia nelle melodie, nel mio nome e nel nome del disco. Fondamentalmente ho cercato di fondere la mia realtà e cultura con quella di altre realtà a me care, e la Francia è la prima tra queste.
Il beat digitale di Claudio La Rocca e la direzione artistica di Vincenzo Guerra: com’è accaduta e come si è svolta la produzione di questo disco? Quanto la tua scrittura ha trovato nuove forme grazie a loro? Il risultato ti somiglia molto oppure hai dato libero spazio a scoprire soluzioni che mai avresti immaginato di raggiungere?
Mi sento di rispondere per prima cosa all’ultima domanda che mi hai posto: ho assolutamente dato spazio a scoprire nuovi punti di vista, che da sola non avrei mai saputo cogliere. È il motivo per cui il disco si chiama Mélange: Claudio mi ha avvicinata (e oserei dire anche travolta) al mondo dell’elettronica, dell’R&B e del soul, un mondo che mi ha sempre molto affascinata ma che sto scoprendo piano piano solo ora; Vincenzo invece è stata la chiave di (s)volta soprattutto durante i giorni in studio : quando io cercavo di non osare lui era pronto a dirmi che per comunicare quello che volevo dovevo fare solo due cose: rischiare e lasciarmi andare.
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