– di Martina Rossato –
Maddalena Risi, in arte Maddi, è una cantautrice milanese, classe ’99. “Farfalla”, un invito a prendere la vita con leggerezza e determinazione, è il suo singolo di esordio. Il brano è stato registrato e prodotto presso il Bazar Music Studio di Milano. La copertina, il cui artwork è stato realizzato da Alice Cella, rappresenta i due aspetti complementari della personalità dell’artista: la voglia di leggerezza e la tenacia.
Sei giovanissima, che cosa studi e cosa vuoi fare “da grande”?
Studio psicologia, sono al terzo anno. Mi piacerebbe molto fare musicoterapia: vorrei riuscire a conciliare la mia passione per la psicologia e quella per la musica. Poi devo ancora capire come arrivarci, che magistrale fare e quali corsi seguire in più. Poi mi piacerebbe anche insegnare canto, quando sarò più brava a cantare (ride, ndr). Nel senso, canto da un po’ di anni ma ho ancora molto da imparare.
Quando hai cominciato a cantare?
Ho cominciato a studiare canto quando ero in terza liceo, avevo diciassette anni. Studiavo pianoforte e a un certo punto ho iniziato a cantare mentre suonavo, quindi dopo un po’ il mio insegnante di piano mi ha proposto di cominciare un corso di canto.
Parlando di “Farfalla”, ci ho visto una nota quasi fanciullesca, come se in te ci fosse una bambina che chiede al mondo di rimanere leggero, ma al tempo stesso cerca la sua indipendenza e la sua forza.
Quando ho scritto la canzone l’ho scritta di getto. Non l’ho pensata tantissimo, però in questo periodo, soprattutto prima che uscisse, mi sono accorta di un sacco di cose di cui non mi ero neanche resa conto. È una cosa molto bella. Sicuramente voglio esprimere quei due aspetti: il primo in realtà non deve per forza essere fanciullesco, ma più spensierato e leggero. Questa parte riesce a vivere la vita distaccandosi in qualche modo dalle cose più pesanti; poi c’è il lato più determinato, che vuole raggiungere i suoi obiettivi.
Questa canzone è nata in un momento un po’ particolare e difficile della tua vita. Cosa rappresenta per te?
Sì, è nata in un momento un po’ difficile e infatti probabilmente questa voglia di leggerezza è partita proprio da quello che provavo in quel momento. Però poi lo sviluppo di questa canzone è stato un percorso molto lungo. L’ho scritta nel febbraio del 2019, quindi due anni fa. Adesso mi sento molto cresciuta e vivo anche in modo molto diverso. L’ho analizzata meglio e l’ho scoperta pian piano. Mi sono resa conto che rappresenta quello che voglio essere e quello che sono, anche se ancora non totalmente.
In che senso ti senti cambiata? Anche musicalmente?
Musicalmente sono cambiata tanto, ho anche cambiato insegnante; il mio percorso musicale ha fatto un grande salto negli ultimi anni. Poi va be’ sono cambiata come persona: sono successe tante altre cose nella mia vita. In qualche modo forse mi sono avvicinata di più a quello che dico nella mia canzone, il mio obiettivo principale, che è appunto quella leggerezza. Diciamo che mi sono addentrata di più dentro il personaggio della canzone.
Il “mare mosso” di cui parli quindi non c’entra nulla con il COVID?
No, anche se quella è una delle poche frasi che ho cambiato in un secondo momento. Il mare mosso sono le difficoltà, i problemi, che possono anche essere il lockdown, assolutamente.
Cosa significa per te fare musica in generale?
La musica per me è sempre stata una terapia, soprattutto il canto. L’ho sempre usato come mezzo per stare meglio. Quindi da una parte rappresenta, per me, una cosa quasi privata, molto mia, che è il mio modo di sfogarmi e di esprimermi. Dall’altra in realtà è anche un grande mezzo di coesione con gli altri. Ho anche fatto parte di una band, per poco tempo in realtà, però al di là di quello mi sono sempre trovata in situazioni in cui si suonava e si cantava insieme. Ho sempre vissuto questi momenti con un sacco di energia, mi hanno sempre dato un sacco di energia, come anche i concerti.
Tra l’altro hai cominciato a esibirti live molto giovane!
Sì, ho suonato in qualche locale con una mia amica; anche lei suona la chitarra. Ci siamo trovate e abbiamo deciso di provare a esibirci. Poi va be’, c’è stato il COVID e non abbiamo ancora avuto il tempo di cominciare a fare questa cosa seriamente. Ma con la mia insegnante di canto sto preparando un repertorio per poter suonare, quando si potrà.
Com’è stato per te salire su un palco per cantare la prima volta?
Probabilmente il posto in cui mi sono esibita di più è stato il mio liceo, perché ho partecipato più volte al concerto della mia scuola e lì c’era tanta gente: c’era tutta la scuola a teatro, forse uno dei posti più grandi dove mi sono esibita. Poi facevamo un sacco di concerti anche con la mia scuola di musica, che ho frequentato fino a due anni fa. Mi hanno insegnato a stare sul palco. La prima volta che mi sono esibita per cantare ero molto in ansia. Quando inizio a cantare sono sempre molto in ansia, poi mi rendo conto che sto provando tantissime emozioni che, in quel momento, vengono fuori cantando. Non credo si percepisca troppo il fatto che sono tesa, magari si capisce all’inizio, ma cantando mi sciolgo e anche chi mi ascolta si emoziona. Ho anche capito che cantare in live non significa essere io e il pubblico, ma essere io e il pubblico insieme. Se io canto guardando in faccia le persone provo delle altre emozioni e cambia il modo che ho di esprimerle.
Adesso stai lavorando su qualcosa di nuovo?
Sì, ho un po’ di pezzi su cui voglio lavorare. In particolare, ce n’è uno che ho scritto ancora prima di “Farfalla”. È in inglese. Probabilmente lavorerò su quello, anche se non sono sicurissima perché ho un po’ di cose in ballo. Non so bene i tempi e quanto ci metterò, ma usciranno tutti piano piano!