– di Giacomo Daneluzzo –
“Il mondo che ci circonda è intollerabile, meschino, gli uomini sognano la sicurezza materiale, nient’altro, e sono pronti a perdere la vita pur di raggiungerla. Io voglio essere libero! Libero di cercare la felicità nell’impossibile. Ma al contrario di mio fratello cerco di accordare le mie azioni alle mie idee. Perciò ho abbandonato questa stupida guerra che non ho potuto impedire! Io non sono un codardo! Odio la menzogna e voglio vivere nella verità sempre”
Ludwig è un giovane dj e produttore romano, che dopo essersi fatto strada nel mondo della trap nostrana “dietro le quinte” ha deciso di mettersi in primo piano pubblicando un EP, Curioso, che intreccia un pop elettronico con le sonorità tipicamente da club, che sono gli ambienti da cui proviene. Da milanese non ho potuto fare a meno di notare delle similitudini con Il Pagante, a cui effettivamente assomiglia per sonorità e tematiche, ma pensandoci meglio l’ho trovato più simile al Ludovico II di Ludwig, film storico del ‘73 di Luchino Visconti (anche lui milanese, ma vissuto a Roma per buona parte della sua vita), di cui forse qualche cinefilo avrà riconosciuto il discorso sopra. Ma di lui parleremo più avanti.
L’esperienza da beatmaker per altri artisti porta Ludwig a realizzare delle basi di ottimo livello tecnico, con melodie pop molto originali e un ritmo incalzante, pensato per essere ballato. I brani dell’EP sono musicalmente eterogenei tra loro, passano dall’elettropop a sonorità più house e toccano diversi punti del vasto mare della musica elettronica, uniti però da un’attenzione particolare ai dettagli sonori e da una certa vena sperimentale. Le tracce sembrano essere un riassunto di tutti gli elementi che musicalmente, oggi, funzionano per scalare le classifiche e restare incollati al primo posto per un bel po’ di tempo.
Estremamente attivo su Instagram, Ludwig osserva la società che lo circonda, nelle sue facciate social e nelle contraddizioni che ne derivano, e attraverso il linguaggio diretto ed efficace dei testi crea un immaginario che, apparentemente, è fatto solo di vacanze infinite, divertimento costante e – naturalmente – clubbing. Ma a ben vedere Ludwig è meno superficiale di quanto voglia apparire; c’è infatti qualcosa, oltre al nome, che unisce il nostro Ludwig all’omonimo protagonista del film di Luchino Visconti: un desiderio di libertà e una spiccata “coerenza tra azioni e idee”. Nel discorso riportato sopra, rivolto al Conte Duerckeim, un altro Ludwig afferma la propria libertà, per coerenza alla quale ha abbandonato la guerra: è forse così diverso dal Curioso Ludwig, che racconta di serate in discoteca, di alcool, di divertimento con i propri amici, ma anche di ostentazione, ragazze e tentativi di rompere la monotonia della quotidianità attraverso tutto questo? Non è lo stesso amore per la verità (e odio per la menzogna) che spinge Ludwig a raccontare la propria vita, anche attraverso i social, e a prendersela con chi conduce una vita “falsa”, tanto sui social (Fake) quanto nella vita reale (“Meglio ubriachi che infami, perché a noi domani ci passa”, da Domani ci passa)?
Ludwig ha capito quanto oggi sia importante essere in grado di creare un’estetica e un immaginario per sfondare, e con una certa capacità tecnica racconta se stesso e il suo mondo, fatto di club e di serate (ma non solo) in modo sincero e genuino. La ciliegina sulla torta? L’idea di inserire nelle canzoni dei tormentoni, dei meme creati da lui in precedenza e divenuti poi virali sui social, come Un po’ de que.