Lo avevamo lasciato nel 2020 con l’album “Cosa faremo da grandi?“; sono passati tre anni e Lucio Corsi è oggi tornato con un doppio singolo pubblicato per Sugar Music dal titolo “Astronave giradisco” e “La bocca della verità”.
– di Simone Spitoni –
Tante, troppe cose sono cambiate negli ultimi tre anni ma, a quanto pare, non lo stile del cantautore, sempre influenzato da un glam rock piano-driven tra Elton John e il ‘’bolan boogie’’ dei T-Rex, e ultimo ma chiaramente non meno importante il ‘’satellite d’amore’’ di Lou Reed espressamente citato nel testo di “Astronave giradisco”.
Nemmeno i testi pare abbiano risentito degli anni che passano, poiché mantengono sempre l’impronta surreale che ha caratterizzato la poetica di Corsi dal suo esordio discografico con l’EP “Altalena Boy/Vetulonia Dakar”.
Tanto il primo singolo si muove su atmosfere trasognate e spaziali (come da titolo) quanto il secondo è caratterizzato da sonorità più ritmate. Ai modelli glam britannici (che Corsi dimostra di aver pienamente assimilato senza copiarli pedissequamente) si aggiunge l’influenza dell’importante ma poco citata stagione del glam italico degli anni ‘70, sicuramente frainteso, disprezzato se non proprio ridicolizzato all’epoca ma oggi pienamente rivalutabile in retrospettiva.
“La bocca della verità” pare infatti figlia dei primi Renato Zero, Edoardo Bennato e Ivan Graziani nei loro rispettivi periodi discografici più felici (ovvero, per tutti e tre, la fine degli anni Settanta e i primissimi anni Ottanta), con le non scontate e imprevedibili influenze di un grande – completamente rimosso – della musica italiana che corrisponde al nome di Alberto Fortis, soprattutto negli album “Alberto Fortis” e “Tra demonio e santità”.
Corsi pare davvero una figura di cantautore atipico come quelli di una volta: la sua aura da demi-maudit non è una mossa squallida di marketing come avviene in tanti, troppi casi, poiché nei suoi album, rara avis, c’è vero amore per la Musica al di là di tutto, c’è il talento – rarissimo oggi – di scrivere canzoni che si possono e si debbono ascoltare più e più volte perché sono oggetti di valore.
Artista ‘’indipendente’’ dalle mode e dalle logiche di mercato più che ‘’indie’’, etichetta che oggi più che mai non vale nulla, meriterebbe un grande successo radiofonico soprattutto con “La bocca della verità” poiché non ha nulla da invidiare ai brani migliori della trimurti Zero-Bennato-Graziani in precedenza citata.
Io personalmente glielo auguro di tutto cuore, sperando di non chiedere poi troppo.