– di Giacomo Daneluzzo
È il 2017: vado a sentire Brunori Sas al Carroponte di Milano con mio padre, grande fan di De Gregori che ero riuscito a trascinare nel magico mondo dell’indie proprio grazie al cantautore calabrese. Arrivati lì vediamo arrivare sul palco per l’opening act una figura esile, con i capelli lunghi fino alle ginocchia e un lungo vestito. Con aria timida saluta il pubblico: “Ciao, io sono Lucio”.
Così ho conosciuto Lucio Corsi, classe ‘93, che con la sua estetica particolarissima e la sua voce ipnotica mi ha conquistato subito (e che sorprendentemente è piaciuto anche a mio padre, che lo ascolta ancora oggi). E ora eccoci qui, tre anni dopo, a parlare di Cosa faremo da grandi?, il suo secondo album, il suo ultimo diadema cantautorale, prodotto da Francesco Bianconi (frontman dei Baustelle) e Antonio Cupertino e uscito lo scorso 17 gennaio per la Sugar Music di Caterina Caselli.
Cosa faremo da grandi? è composto da nove tracce e dura una mezz’ora scarsa, eppure dentro c’è tutto il mondo poetico di Corsi, fatto di storie, leggende partorite dalla sua coloratissima immaginazione, domande e riflessioni sulla propria identità, sul proprio percorso; perché a solo 26 anni il nostro Lucio ha fatto parecchia strada, dalla provincia maremmana alla metropoli meneghina, dove si è trasferito dopo il liceo per intraprendere la strada della musica. Dalle filastrocche dylaniane dei suoi primi lavori alle perle glam di quest’ultimo album, Lucio Corsi ha mantenuto uno stile di scrittura riconoscibilissimo, ermetico, a tratti ironico, in cui dominano immagini surreali, sognanti e colorate.
Testi e musiche si fondono alla perfezione, creando un mosaico di parole e arrangiamenti che se da un lato appare semplice e spontaneo – come sono sempre state le canzoni di Corsi – dall’altro risulta estremamente ricercato e sottile, con una consapevolezza che segna il passaggio a una nuova fase del suo percorso artistico. Una fase più matura, più elaborata e raffinata, senza timore di sperimentare sonorità diverse da quelle a cui ci ha abituato. Lucio Corsi è un cantore contemporaneo di storie senza tempo, leggende inventate, come quelle sugli animali del Bestiario musicale (l’album precedente, del 2017), ma non per questo meno reali.
I lunghi videoclip dei singoli di lancio Cosa faremo da grandi? e Freccia Bianca, diretti da Francesco Ottomano, arricchiscono il significato delle due canzoni con parti recitate; entrambi sono tratti da un cortometraggio che accompagna l’uscita dell’album.
In questa nuova versione di se stesso Lucio Corsi sembra essere cresciuto molto, rispetto ai lavori precedenti; eppure, il lato migliore di Corsi è proprio la sensazione che non sia mai arrivato alla fine, che abbia in sé una spinta al continuo rinnovamento che, a ogni capitolo della sua storia discografica, dà la certezza che riuscirà di nuovo a superarsi, a trovare una nuova storia, un nuovo immaginario, un nuovo impulso poetico da raccontare con quel suo fare da aggraziato aedo dei nostri giorni.