Nuovo disco per Luca Marino dal titolo “Vivere non è di moda”. Nuovo disco e nuove facce appunto, visto che in questi nove inediti c’è di tutto a completare il quadro della canzone pop italiana. Dalle sembianze indie a quelle più industriali e urbane, dalle sfumature circensi a quelle rock passando ovviamente per il romanticismo acustico del cantautore voce e chitarra e arrivando anche alla dance anni ’90… si, c’è anche questo. In rete si lancia “Margarita” ed è estiva, scanzonata, ed è tutto quello che non ci aspetteremmo mai di ascoltare in un artista che pubblica un disco con dentro canzoni come “Enigma del non senso”. Multifaccia che in fondo tradiscono sempre quella voglia del ritornello pop efficace, come quello che troviamo in “Passa la canzone” o le citazioni di stile (forse) come quella di Jovanotti di “Bella” quando il nostro sceglie quel suono hawaiano per arrangiare “Settimo cielo”. Insomma: c’è davvero tanto in questo nuovo disco di Luca Marino.
Cantautore errante… ci piace questa definizione. Dunque il live è l’unica tua religione?
Diciamo di si.
E da buon “animale da palco” che ci dici della società dei concerti di oggi? È ancora un bel girare per suonare?
Girare si gira ma non si trova. Il circuito della musica dal vivo dei vari circoli è sovralimentato dalle proposte e le direzioni artistiche sono molto orientate verso un determinato genere. Le altre tipologie di locali si appoggiano alle tribute band e chiaramente per fare i palazzetti devi essere un nome molto conosciuto. È anche per questo che ho iniziato a suonare per strada come busker.
E parliamo di questo nuovo disco ma prima dicci: oggi secondo te ha ancora un senso pubblicare dischi?
Assolutamente si e soprattutto per poter suonare dal vivo. Un disco ti permette di ampliare un discorso che con un singolo puoi solo iniziare.
Un titolo forte: “Vivere non è di moda”. A cosa ti riferisci di preciso?
Della vita si tende a parlare troppo spesso in maniera superficiale e attraverso filtri dettati dalla società e dalle sue convenzioni che ci vogliono perfetti e di successo. Questo titolo è chiaramente una provocazione verso questo tipo di visione.
Da Sanremo all’essere autore di un brano di successo per X-Factor fino ad arrivare tra le strade delle città a fare busking. Quale dimensione ti appaga di più? Tornerai sui grandi schermi?
Sicuramente fare il busker è stato fondamentale per tornare in scena con questo album. È servito a ridarmi fiducia, ha ridimensionato il mio ego e soprattutto mi ha aiutato a vivere pagando affitto e bollette senza necessariamente avere successo. Grazie a questa esperienza ho appreso di sapermela cavare da solo senza necessariamente lavorare nel circo della tv anche se la dimensione televisiva un po’ mi manca.
In questa scena indie sembra quasi che ci debba essere una rincorsa spasmodica alla novità, mentre in questo disco sono tante le citazioni classiche che hai cercato per la tua scrittura. Si stava meglio quando si stava peggio?
Si dice che l’arte è lo specchio dei tempi… Sicuramente ci sono stati tempi migliori però credo di avere fatto, nonostante il titolo dell’album fugga le mode, un album in linea con il trend della musica “indie”. Ogni volta che ascolto Gazzelle, Ex Otago o i Thegiornalisti mi viene in mente il pop italiano degli anni 80.