Ci ha incuriosito la cartella stampa quando dice di lui “cantautore indie”. E a quanto pare questo passaggio non è passato inosservato spulciando le diverse recensioni e interviste che questo disco sta meritando di avere. Luca Bash è così che si fa chiamare ma sinceramente – noi che l’indie lo mastichiamo quotidianamente – ci sembra che sia davvero poco aderente per quanto ad indie restituiamo un modus vivendi, un certo tipo di mood musicale e letterario. Insomma dai suoni ai testi questo disco ci sembra più un bel pop italiano che un disco della “controcultura” indipendente. Ma abbandonerei subito l’argomento dato che avrei molto da dire e trascurerei questo “Oltre le quinte” che si presenta al pubblico anche in veste inglese dal titolo “Keys of Mine”. Luca Bash, da indipendente come tutti ormai, produce un disco di sano pop nostrano cercando – e riuscendo ovviamente – a non sminuire la melodie e il testo che sempre tengono alto il tiro della qualità compositiva. Ci colpisce il timbro di voce che pare essere uscito dall’America di Lenny Kravitz che avrei immaginato ovviamente più su un taglio sfacciatamente soul che su un pop riflessivo. Ed infatti, da un ascolto attento, devo dire che in molte chiuse vocali Bash va a cercare quel disegno proprio di una voce “nera” e dal retrogusto blues. E poi brani come “Giorni così” cercano proprio questo mood e non si scappa. Sembra essere questa la vera dimensione di Luca Bash. Del timido rock in “Cafè paradiso” e il funky andante di “Tu non sai” consacrano proprio questo artista alla scena pop-soul italiana. Però va detto anche che brani come “Il tuo domani” sembrano uscire da un Lp di De Gregori e “Come il sole” invece da uno di Venditti complice anche questo sax inevitabilmente caratterizzante. E se “Dr. Hyde” è una tela urbana digitale alla Renato Zero è anche vero che sulla chiusura questo disco celebra a pieno il genere di Bash con il brano che forse è il più riuscito e il più equilibrato di tutti: “Contrattempo”.
Istinto è un’altra parola che spesso ritroviamo a spasso per la critica: ci sembra un disco poco ragionato ma molto ben suonato, mestiere di tanti che hanno collaborato con Bash in questi anni li ritroviamo in questo disco, ognuno a dire la sua senza seguire una direzione artistica precisa. Avrei preferito una maggiore ricerca stilistica nelle melodie, manca un ritornello forte e forse digerire 15 tracce così impegnative non è cosa del tutto trasparente. In rete il video del singolo “Candide bugie” e con questo vi lasciamo all’ascolto di una canzone d’autore pop che sta passando di moda o forse è fin troppo inflazionata. Però non è affatto un capitolo del romanzo da tenere da parte, anzi!!!Luca