Libere connessioni, semplicità e aria pulita dentro le distese leggere dei LOMII, al secolo Emily Capanni e Lorenzo Brighi, classe ’95 originari di Cesena. L’incontro, la simbiosi, le voci che accolgono suoni acustici e un suono che riporta inevitabilmente dentro le bellissime tinte del nuovo folk americano, islandese a tratti, inglese per qualcosa che sembra farsi liquido. Tantissimi, davvero tanti i rimandi, prova del fatto che forse manca ancora un guizzo di personalità o che probabilmente un disco come “We are an Island” sia un esercizio di stile, di libertà, di semplice espressione che non chiede e non cerca altro che se stessa. Un esordio, questo dei LOMII, davvero molto interessante…
Penso ai monti Appalachi, penso al dulcimer, ma penso anche ai mondi incantati, all’Irlanda e a tanto altro. Come può tutto questo (e altro ancora) provenire secondo voi da una città della provincia italiana?
Non siamo mai stati particolarmente legati alla musica italiana, probabilmente perché nei nostri anni di formazione musicale (penso tra i 10 e i 16 anni) le risposte alle nostre esigenze provenivano da oltre oceano nelle sonorità e nei modi. Siamo sempre stati viaggiatori, anche con le idee. Nel suonare insieme il nostro immaginario e la nostra poetica hanno preso questa direzione in modo molto naturale.
In che modo avete cercato sonorità affini a quelle dimensioni storico e culturali?
Tanti ma tanti ascolti di artisti. Ogni nuovo o vecchio disco che muoveva qualcosa in noi ce lo siamo condiviso e ascoltato, da soli o insieme. Poi siamo passati all’esercitare tanto l’impasto vocale e a studiare le costruzioni delle armonizzazioni. Insomma, tanta musica e tante stecche!
Nel disco anche preziose featuring per la scrittura di brani che hanno molto a che fare con l’Irlanda vero?
Nella traccia 8 intitolata “Kismet”, abbiamo avuto il prezioso aiuto dei nostri cari amici Lennon Kelly. Abbiamo scritto questo brano per suonarlo con loro e ne siamo orgogliosissimi.
Il viaggio… secondo voi a che punto si trova?
Speriamo all’inizio. Questo disco è stato il concretizzare un lavoro lungo, scoprire cosa rappresenta per noi fare musica ma soprattutto capire la grande opportunità che quest’ultima può darti per crescere e analizzarti.
Arriverà mai in Italia, liricamente parlando? Cioè avete mai pensato di tradurre tutto questo in italiano?
Abbiamo provato. Non sarebbe forse la stessa cosa, ma mai dire mai. Stiamo continuando a studiare, non siamo soliti porgerci limiti di questo tipo